Addio all'angelo biondo E' morta Farrah Fawcett
«Non c'è più, ora è con Dio, con sua madre e sua sorella. La amavo con tutto il cuore. Mi mancherà moltissimo. Negli ultimi giorni continuava a perdere e riprendere conoscenza. Le ho parlato per tutta la notte. Le ho detto quanto la amo. Ora è in un posto migliore». Con queste parole struggenti, Ryan O'Neal ha comunicato al mondo la notizia della scomparsa di Farrah Fawcett. Così, la bella diva ha perso la sua battaglia contro il cancro, lasciando in eredità la sua immagine dolce e aggressiva allo stesso tempo. L'icona degli anni Settanta è morta ieri mattina in un letto del St. John's Medical Center di Santa Monica, dopo aver combattuto da tre anni contro una rara e aggressiva forma di cancro al colon. Sembra proprio che O'Neal sia stato costretto a rivivere quei dolorosi sentimenti che aveva espresso, ma solo nella finzione, quando interpretava il giovane Oliver Barrett: il ricco studente di Harvard e giocatore di hockey incontrò in una biblioteca la semplice italo-americana Jennifer Cavalleri. Entrambi si amarono alla follia, nonostante gli ostacoli delle famiglie. Poi decisero di avere dei bambini e allora Jenny scoprì di essere affetta da una leucemia fulminante. Il film termina con la morte della ragazza, mentre Oliver/Ryan si dispera ai bordi di una pista di pattinaggio sul ghiaccio, dove aveva trascorso gli ultimi momenti felici insieme con Jenny. Farrah, l'ex Charlie's Angel era in ospedale dall'inizio della settimana, e alternava momenti di lucidità ad altri di incoscienza. Accanto a lei aveva i familiari, soprattutto il compagno di una vita, Ryan O'Neal, che le è stato vicino per tutto il tempo. I due nei giorni scorsi avevano deciso di sposarsi, ma il proposito non è stato portato a termine a causa dell'aggravarsi delle condizioni di salute dell'attrice. La coppia stava insieme da ormai vent'anni, ma il loro rapporto, che in passato aveva avuto numerose crisi, si era rinsaldato alla scoperta della grave malattia di lei. Non ha potuto salutarla invece il figlio Redmond, in prigione per possesso di droga, che aveva avuto un permesso speciale per visitare la madre a fine aprile ma non è riuscito a ottenerne un altro quando, mercoledì sera le condizioni dell'attrice si sono aggravate e le è stata data l'estrema unzione. Con il ragazzo, avuto da O'Neal 24 anni fa, ha potuto parlare solo al telefono. «Le ha chiesto di perdonarlo, dicendole che la ama e che le vuole molto bene», ha aggiunto O'Neal in tv. Ad una giornalista americana ha raccontato anche degli ultimi momenti di Farrah Fawcett: «Redmond mi ha chiesto di darle un bacio. Io l'ho fatto, lei mi ha accarezzato la testa. A quel punto ho capito che pensava fossi Redmond. Non le ho detto niente, e lei mi ha sussurrato: Mi manchi tanto», ha svelato l'attore tra le lacrime. Gli sforzi della Fawcett per combattere la malattia sono stati raccontati in un documentario, «Farrah's story», in cui la sua amica Alana Stewart ha ripreso ogni momento del trattamento, suscitando commozione e anche qualche polemica a causa della crudezza delle immagini e del dibattito sul diritto alla privacy dei malati in fin di vita. La bellissima texana era arrivata alla fama grazie alla foto pubblicata su un giornale di musica, quando era all'università, che l'aveva fatta notare da un talent scout. Ma è stato il telefilm anni '70, «Charlie's Angels», a renderla poi una popolarissima star. Un poster dell'attrice in quegli anni aveva battuto ogni record di vendita. È facile dire oggi, 30 anni dopo il vertice del suo successo, che Farrah Fawcett - scomparsa a 62 anni - è stata un mito esemplare del sogno hollywoodiano e un'autentica icona generazionale, quella che negli anni '70 scopriva la cultura un po' plastificata della generazione pop. In realtà la vita di questa attrice-meteora nello star system rimase segnata drammaticamente dalla malattia (una forma cancerogena degenerata due volte) che ha segnato tutta la seconda parte della sua esistenza vedendola in prima linea, con coraggio e impegno civile, impegnata nelle attività di sostegno alla ricerca scientifica. Nata a Corpus Christi, Texas, il 2 febbraio 1947, aveva tutti i requisiti della tipica bellezza americana: misure da concorso, capelli biondi e sguardo chiaro, successo facile fin da quando i suoi compagni di scuola la votarono beautiful woman nei primi anni '60. Da lì il passo per piccole apparizioni televisive fu breve così come il legame, nel 1968, con la star tv Lee Majors, ratificato in matrimonio cinque anni dopo. La sua fotografia in una vasca da bagno fece il giro d'America con un servizio da calendario venduto in più di oltre 8 milioni di copie. A questo exploit si deve il suo successo tv poichè i produttori Spelling e Goldberg la scelsero per il ruolo di Jill Munroe nella serie delle «Charlie's Angeles» nel 1976. Un anno dopo lasciava però il set ritornandovi solo per una serie di fortunati episodi. In quegli anni nasce l'amore con Ryan O'Neal, con cui avrebbe vissuto per 17 anni dando alla luce Redmond e ottenendo una tardiva riconciliazione con la prima figlia del marito, l'attrice Tatum. Poi l'annuncio del matrimonio, dopo tanti anni, solo pochi giorni fa. In verità i suoi film non sono molti e nemmeno di grande successo personale. Lavorò con Stanley Donen («Saturn 3» del 1980), Alan Pakula («Ci penseremo domani» del 1988), James Orr, che fu anche suo compagno di vita («L'uomo di casa» del 1995), Robert Duvall («L'apostolo» del 1997). Le sue ultime apparizioni cinematografiche furono per Robert Altman («Il dottor T e le donne» del 2000) e Lance Riviera («The cookoud» del 2004). «La ragione per cui i ragazzi americani - diceva con buona dose di autoironia - preferiscono la bellezza al cervello sta nel fatto che vedono meglio di quanto non pensino». Di carattere generoso e aperto, profondamente legata fino all'ultimo a Ryan O'Neal, non ha mai voluto far mistero della sua malattia e si è messa alle spalle bellezza, gioventù e successo preferendo a tutto uno stile di vita da vera americana.