Maurizio Cucchi esperto navigatore in un'esistenza priva di certezze
Troppo lontana è l'eco della retorica - da cui pure Cucchi ha sempre preso le distanze -, ma lontana sembra pure la "consolazione" del quotidiano, del dettaglio, del "grigiore" della civile Milano, piena di dignità e di resistenza. Rimane il nudo poeta che non si nasconde più nella poesia, e che registra con elegante spegnimento la scheletrizzazione dei pensieri ("Mi venivano in mente, / mentre guardavo gli amici malati, / certe strane idee. / Dio, anima: parole, / concetti remotissimi, inservibili, / bolle svuotate, strutture / di pensiero arcaico"). Queste poesie testimoniano un "crack" della "linea lombarda", un incrinarsi nelle fondamenta di quel neocrepuscolarismo che pure ha segnato in profondità, con poeti quali Erba, Pagliarani e Raboni, la poesia del secondo Novecento. Le nuove poesie di Cucchi sembrano sottili e fragili come i capelli di chi invecchia, sono capogiri senza febbre, stanchezze senza malattia: sono, cioè, un oltranzismo, non ideologico o filosofico, di un quotidiano che diviene "pulviscolo", estrema e ultima sostanza che argina il nulla, e lo raggira.