Al teatro Massimo dell?Eur
Coreografa,studiosa delle origini gitane e mozarabiche del flamenco, ideatrice ed esecutrice materiale dei sontuosi costumi di scena per il suo ensemble, nelle varie edizioni di «Flamenco siempre flamenco», Isabel Carrillo non ha mai dimenticato, neanche negli sconfinamenti ottocenteschi e nelle contaminazioni col jazz e il pop, le radici arcaiche e la storia di emarginazione dei gitani andalusi, donde sono nati il «cante hondo» e la danza flamenca. Oggi ella metterà in scena alegrías, sevillanas, bulerias, ma anche blues e rumba a ritmo di flamenco, in una grandiosa panoramica di questa danza gitana, dalle origini alla sua teatralizzazione nel Novecento. Vi trionfa il suggestivo gioco delle luci sulle stupende balze e code delle bailaoras, contrapposte al nero dei costumi virili: vi trionfa la danza sensuale e trascinante di Raffaella figlia di Isabel, che ne possiede lo stesso sangue gitano e rappresenta l'erotismo del flamenco nell'incontenibile attrazione di uomo e donna. Eppure sempre trapela, in questi stupendi spettacoli senza intervallo del Gruppo Andalucía, proprio nel cupo rombo dei tacchi e nello struggimento del «cante hondo», la solidarietà del gruppo dinanzi all'ostilità del mondo, e il silenzio e la sofferenza secolari dei gitani dell'Andalucía.