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Lando Fiorini

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Tiberiade Matteis Per promuovere un ritorno alla «ciriola», il famoso panino romano ormai soppiantato dalla rosetta, i fornai organizzano stasera a piazza Navona una curiosa manifestazione in cui distribuiscono il pane fresco e appena cotto al pubblico presente che potrà assistere subito dopo, alle ore 21, a un concerto dal vivo di Lando Fiorini, simbolo indiscusso di una romanità vecchia e nuova, che inaugura così nel cuore della capitale la sua stagione estiva, dopo le 160 repliche al Puff del suo ultimo spettacolo «Siamo tutti riciclati». Perché i fornai hanno scelto lei? «Per loro "Fiorini è bono come il pane" e mi vogliono in quanto "casareccio romano". Sono stato veramente contento di ricevere questo invito che mi permette di cantare a Piazza Navona, vicino a Pasquino, in un luogo che sento mio e in cui ho girato per la televisione, ma dove non mi sono mai esibito. Piazza Navona è Roma! La mia città mi vuole bene, ma è anche molto esigente: devi dare alla gente quello che si aspetta, altrimenti perde l'affetto e la fiducia. I romani sanno di poter contare su di me». Cosa dedicherà agli spettatori? «Canto le canzoni romane di ieri e di oggi, da "Cento campane" a "Barcarolo romano" fino a "Roma, nun fa la stupida stasera", rendo omaggio ad Aldo Fabrizi e ad Anna Magnani e racconto barzellette, come al Puff, anticipando così i concerti estivi che porterò in tournée in più di 20 serate. Sarà uno spettacolo di oltre un'ora che mi consente di inaugurare i miei futuri impegni proprio nella mia città». Le mangiava le ciriole? «Tantissime, soprattutto quando facevo il facchino ai Mercati Generali: le riempivo di patate, fagioli, melanzane e me le divoravo. Ora mangio meno pane perché non devo ingrassare e mi sono anche accorto che non vanno più tanto di moda: è il motivo per cui i panettieri romani intendono rilanciarle!». Rimpiange i tempi andati? «Mi manca la Roma che non c'è più. Quando passo a Trastevere non vedo le vecchiette fuori dai palazzi né le caldarrostaie e provo disgusto per tutte quelle grosse scritte plastificate coi nomi americani». Come trascorrerà l'estate, nei giorni in cui non lavora? «Passo agosto nella mia casa di campagna: vado a cavallo, passeggio e poi mi siedo sotto a un albero a preparare il copione per lo spettacolo della prossima stagione. Sto già formando la compagnia, che ha bisogno di essere un po' rinnovata, e sto scrivendo il testo di un lavoro che avrà per tema: "ma ‘n do' vai se il decoder nun ce l'hai? Mi sembra l'argomento più attuale sui cui riflettere ridendo. Non mi fermo mai completamente e alterno il necessario riposo agli eventi canori nelle località turistiche. Il pubblico non va abbandonato: lo devi curare con rispetto e amore se desideri mantenere a lungo il successo in questo difficile mestiere».

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