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Il ritratto degli adolescenti tra favola e realtà

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Unoci dice di una sedicenne, Leonora, che da dieci anni non vede il padre andato lontano senza farsi più vivo. Ecco adesso però che torna, nelle vesti di un regista teatrale d'avanguardia. La moglie lo accoglie subito, la figlia tarda a riconciliarsi con lui. Protagonista del secondo capitolo è Alì, un ragazzetto di origini tunisine innamorato invano di una sua compagna di scuola. Ritroviamo sia Leonora sia Alì nel terzo capitolo perché una è diventata la badante l'altro il giardiniere di un anziano pensionato, Michele, che, senza mai spedirle, scrive da anni lettere d'amore a una certa Maria frutto forse soltanto della sua immaginazione. Prendendosi cura di lui, i due ragazzi, potrebbero concludere qualcosa tra loro... Tutto appena accennato, sia pure senza approdare al «non detto», neanche quando, ad una svolta, nel terzo capitolo si sfiora il surreale. Il regista, Attilio Azzola, è appunto al suo primo lungometraggio ma, alle spalle, ha già dei corti salutati spesso, qua e là in certi festival, con menzioni e simpatia. Si è scritto anche il testo e qui rivela debolezze e incertezze. Per quei risvolti sospesi che finiscono nell'inespresso, con fratture sensibili negli svolgimenti (i diari del titolo, ad esempio, è solo la ragazza a tenerli, con considerazioni ovviamente soggettive, mentre i personaggi degli altri due capitoli son sempre rappresentati in modo oggettivo) e senza ricerche psicologiche a carico delle poche figure di contorno, adulti e ragazzini. La regia, comunque, grazie certamente alle precedenti esperienze con i cortometraggi, un certo piglio riesce a dimostrarlo: nelle atmosfere di sfondo, nei ritmi spesso abbastanza fluidi, nella direzione di attori quasi certamente non professionisti ma quasi sempre in grado di esprimersi con verosimiglianza. Leo è Roisin Grieco, il tunisino è Amine Slimane, il pensionato è Antonio Sommella. Sarebbero stati comunque più giusti in un semplice documentario.

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