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Renato Zero e Fiorella Mannoia a palazzo Wedekind, sede de «Il Tempo» per annunciare il grande concerto di sabato in favore dei terremotati d'Abruzzo.

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Adoggi il cast artistico conta su big del calibro di, oltre Zero e Mannoia, Ivano Fossati, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Gino Paoli e Gigi D'Alessio. Nel gruppo di artisti che si esibiranno sul palco dello stadio della Capitale anche Giuliano Sangiorgi, dei Negramaro, Alex Britti, Cristiano De André. L'evento musicale vede in prima linea due premi Oscar per la musica: Ennio Morricone e Nicola Piovani e altri due grandi della conduzione d'orchestra: i Maestri Renato Serio e Armando Trovajoli. La serata sarà presentata da Giorgio Panariello, Serena Dandini, con la partecipazione di Sabrina Ferilli e Christian De Sica. Lo spettacolo avrà inizio alle 19,30, con apertura dei cancelli alle 16,30. Il prezzo dei biglietti va dai 25 euro delle curve e distinti ai cento della Tribuna Monte Mario. E il concerto per i terremotati potrebbe essere il trampolino di lancio per un impegno fisso, un «Italian Song Day», da fare ogni anno perché gli artisti italiani possano dare un contributo per i grandi problemi sociali, come la droga, l'alcol, l'accesso all'istruzione. Renato Zero e Fiorella Mannoia, cosa vedremo sabato sera all'Olimpico? «Abbiamo tutti scelto di essere in campo - risponde Zero - per dimostrare che la musica leggera... non è leggera e sa impegnarsi. C'è ancora chi ai cantanti dice di trovarsi un lavoro vero. Ma noi sappiamo anche fare dei sacrifici. Sabato regaleremo al pubblico dell'Olimpico la crema del nostro repertorio, sarà una grande serata. Credo anche che sarà una riscoperta della nostra identità. Con Baglioni, Venditti... mi tornano in mente episodi della nostra adolescenza musicale». E aggiunge la Mannoia: «Vogliamo che quella sera sia una festa aperta, ci siamo dati un canovaccio, poi vedremo. A Roma ci hanno dato molto tempo, a Milano, dove io parteciperò al concerto di sole donne a San Siro, no, abbiamo dei limiti. Comunque lo spettacolo lo faremo noi, ma anche il pubblico. È curioso che tra me e Renato ci "facciamo da pubblico". Chiediamo l'uno all'altra quello che da noi vogliono i nostri fan. Lui mi chiede "Quello che le donne non dicono" e io gli dico sì, ma tu devi fare "Il carrozzone"...». Sarà un evento unico? «Ma no - spiega Zero - vorrei istituire un Italian Song Day, un'unione di tutti gli artisti italiani, per un concerto, una volta l'anno, così da affrontare le emergenze del nostro Paese. Sento molto, ad esempio, il problema della mancanza degli asili, ora che finalmente la popolazione cresce è un grande problema. Un Italian Song Day sarebbe anche un modo per stare insieme, con gli altri artisti. Abbiamo detto che il Cantagiro non ci piaceva, abbiamo reputato Sanremo offensivo... ma poi queste cose ci mancano. Perché? Ci manca la convivenza. Ecco, questo concerto per l'Abruzzo è per loro, chi è stato colpito dal terremoto, ma non solo, è anche per noi. È un punto di partenza». La raccolta di fondi ha un obiettivo preciso? «Un obiettivo preciso e precise garanzie - mette in chiaro Fiorella Mannoia. Per il concerto di Roma siamo partiti che dovevamo avere prima la certezza della destinazione dei fondi poi dovevamo documentare ogni spesa. A L'Aquila, per questo, siamo andati prima io, poi Renato. Attraverso nostri amici aquilani abbiamo individuato l'università, e poi Renato ha avuto un'idea meravigliosa: fare in modo che, una volta partiti gli interventi l'appalto per i lavori sia dato a persone del luogo. Nella regione - ha aggiunto la Mannoia - è necessario recuperare lavoro. Raccogliamo fondi da destinare alla Facoltà di Scienze di Coppito: il corpo centrale della struttura ancora si può utilizzare, le ali invece sono danneggiate. Ma con relativamente poco si può rimettere in funzione». «Sì - ribadisce Zero - senza garanzie non ci saremmo sentiti di prendere questa responsabilità. Per questo abbiamo scelto l'Università, perché abbiamo capito che quello è il cardine, il motore dell'Aquila. Se riparte quello, riparte tutto. Abbiamo preferito evitare un intervento sulle abitazioni, per le case il discorso è diverso. Per quello che riguarda gli interventi abbiamo chiesto il costo di ogni singolo lavoro, in modo di sapere cosa si può fare a secondo della cifra raccolta. Anche perché se no l'opera rischia di rimanere incompiuta. Non vogliamo fare come chi ha costruito certe strade, che servivano solo per andare a stringere la mano a qualche ministro. E poi finivano». Sul palco ci sarà anche Ennio Morricone? «Sì, lui, Piovani e Trovajoli - spiega Zero - Morricone dirigerà l'orchestra Roma Sinfonietta e ci sarà anche l'Orchestra di Fiati del Conservatorio dell'Aquila. E sono molto contento di questa presenza. Devo dire, concerto per l'Abruzzo a parte, che noi artisti romani dovremmo lavorare, tutti insieme, per avere un'orchestra di tutti. Si dice che le orchestre romane siano poco affidabili. E ci credo - sbotta Zero - se non suonano. Anche Rachmaninov e Segovia se non gli metti lo strumento in mano non suonano. Io per questo obiettivo sono pronto a metterci del mio... specialmente adesso che il mio progetto Fonopoli è finito un po' da parte. Anche se mi rendo conto che più invecchiamo e più diventiamo rompicoglioni...». «Sì - lo interrompe la Mannoia - ma parla per te», e ride. Tra i due c'è grande sintonia Insomma è il momento di rilanciare la musica italiana? «Sì - risponde la Mannoia - e se ci sarà un'iniziativa una volta all'anno io aderirò». E Zero: «La mobilitazione per l'Abruzzo ti fa capire che questo Paese deve girare pagina, deve crescere. Qui rinasce la musica italiana. E devo dire che i giovani aspettano un esempio, le famiglie da sole non bastano, bisogna dare dei segnali. Basta con queste pasticche, la droga, l'alcol. Ormai in giro per Roma si vedono degli spettacoli imbarazzanti». Il mondo della musica una volta era il mondo della trasgressione. «Sì, abbiamo fatto tanti danni, ma oggi dobbiamo dare esempi virtuosi - dice Fiorella Mannoia - Noi abbiamo avuto un'educazione rigida, per questo abbiamo coltivato la trasgressione. Ma oggi i genitori devono riscoprire il loro ruolo, essere genitori, e non amici». Oggi la droga colpisce soprattutto i figli della media e piccola borghesia... «Da ragazza - ricorda la Mannoia - vedevo tutti i giorni in televisione la trasmissione del professor Cancrini... parlava sempre contro la droga. Io guardavo quelle immagini con un po' di snobismo, ma ho capito la lezione. Oggi invece nessuno parla, nessuno dice niente, Le strade sono piene di droga... ma è come se non esistesse». «E questo è un altro terremoto - aggiunge Zero - la droga una volta era roba da artisti, penso a Billie Holiday, ma quando arriva a una fascia sociale così poco acculturata è impossibile da gestire. Ecco il terremoto ti dà lo spunto per aprire a tutte le altre diramazioni. Questo Paese è malato e bisogna prendere una posizione definitiva su tanti problemi». «Sì - ribadisce la Mannoia - noi siamo qui per tenere i riflettori accesi, se no, si sa come va a finire... Dobbiamo aiutare gli abruzzesi anche perché è la prima volta che un terremoto colpisce un capoluogo di provincia, è una città importante, è un po' come perdere la mamma». Come ha detto Baglioni, bisogna tenere i riflettori accesi... «E suggerirei ai signori politici - afferma Zero - di cominciare a prendere provvedimenti, perché ormai si sa quali sono le zone sismiche: Marche, Abruzzo, Irpinia. Se dobbiamo fare delle case antisismiche questo è il momento. È ora di fare le leggi e di farle rispettare». «Sì, è spaventoso - dice Fiorella Mannoia - Qualcuno deve pagare, ma in questo Paese nessuno è responsabile, nessuno paga mai». Volete creare una «lobby» per il sociale? «Certo - assicura Zero - io già l'ho fatto e lo farò ancora. Ci tengo a sottolineare che nessuna delle persone coinvolte in questo concerto percepirà compenso. Lavorano tutti gratis. E voglio rinnovare il mio appello alla Rai perché il concerto sia trasmesso in diretta in Abruzzo, nelle zone colpite dal terremoto. Se lo meritano». «Sarebbe bello - aggiunge la Mannoia - che dove non arriva la televisione, nelle tendopoli, potessero essere inviati dei maxischermi». Ma della tv di oggi, che pensate? «Io non ci vado mai - dice la Mannoia - Non ci sono più programmi di musica, su nessun canale né pubblico né privato, eppure negli altri Paesi, come in Francia, programmi così ci sono. Penso anche all'Europa unita, ma si può unire solo con la cultura». «Sì - aggiunge Zero - Non basta guardare le tv degli altri Paesi via satellite, così sembra appropriazione indebita, serve di più, io vorrei che l'Europa ce la portassero dentro casa».

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