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Shakespeare vive in eterno

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Antonella Melilli Sono forti di una pluriennale preparazione che oggi li porta come diplomandi a muovere i loro primi passi sulla ribalta del piccolo Teatro Eleonora Duse di via Vittoria, dove dal 15 al 22 presenteranno «Il Sogno di una notte d'estate» di Shakespeare. Ma sono comunque giovani e forzatamente inesperti e proprio per questo l'opportunità di misurarsi con un grande maestro della scena europea può costituire per loro una esperienza straordinaria attraverso cui arricchire il proprio bagaglio professionale. Una opportunità che l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, da cui provengono, è determinata a moltiplicare nel tempo con l'intento dichiarato di tessere intorno a coloro che si accingono ad affrontare la difficile arte del palcoscenico una autentica rete di incontri e di scambi transnazionali e transgenerazionali. Come è accaduto quest'anno col laboratorio condotto da Carlo Cecchi, destinato ad esser presentato il 28 e 29 giugno nell'ambito del progetto Accademia ospitato dal Festival dei due mondi di Spoleto, di cui l'attuale debutto costituisce la fase finale.  Un lavoro lungo e complesso, seguito alla scelta concorde da parte di maestro e allievi di un testo classico, qui restituito in tutta la sua profondità poetica e teatrale dalla bellissima traduzione di Patrizia Cavalli, che, per ricchezza di intreccio e rutilante fantasia, consente una distribuzione abbastanza equilibrata delle parti e può al tempo stesso giovarsi della freschezza e dell'energia dei giovani interpreti. E soprattutto un percorso didattico, intrecciato di improvvisazione, canto, recitazione in versi, attraverso cui approdare alla creazione di uno spirito d'ensemble fondamentale per la riuscita di quel gioco affascinante e difficile che è la recita teatrale. Un gioco da giocare insieme, assecondato qui dalla scelta di uno spazio aperto, quello della platea, dove tutta la compagnia è costretta ad esser sempre presente. Misurandosi peraltro, nei continui passaggi fra recitazione e canto, con l'elemento esterno di una musica suonata dal vivo e trasformata essa stessa in azione drammatica o narrativa. Un tratto, questo, a cui non è estraneo l'apporto dei preziosi consigli prestati ai giovani allievi da Nicola Piovani, cooptato da Carlo Cecchi nel ricordo delle orchestrine presenti negli spettacoli realizzati insieme al tempo della loro giovinezza.

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