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Come è diventato Ottavio Missoni? «Non so cosa voglia dire Ottavio Missoni.

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Peril lavoro in azienda noi, tutta la famiglia continuiamo a fare da soli. Io disegno delle linee, a volte assemblo colori, all'organizzazione aziendale ci pensano i miei figli. Ormai sono loro che mi dicono quello che deve fare». Cosa ama davvero? «Preferisco la campagna dove vivo, Sumirago, mi piace occuparmi dei fiori, continuo a leggere tantissimo una volta ancora di più. Ricevo sempre stimoli da tutto e da tutti». A scuola era bravo? «Mia mamma con i due figli piccoli Attilio ed io ha sempre fatto una scelta speciale. Non sono mai andato a scuola, mia mamma diceva che i bambini hanno bisogno di dormire. Una donna straordinaria, non mi ha mai chiesto nulla, nemmeno un bicchiere d'acqua». Ed è arrivato a Milano quando? «Sono stato a Zara fino all'età di 39 anni e poi a Milano proprio per fingere di studiare, la mia passione era lo sport. Ho partecipato alla nazionale italiana di atletica leggera e sono stato campione dei 400 metri». Ha sofferto anche la guerra? «Nel '42 fui catturato dagli inglesi e restai in Egitto per 4 anni. Una esperienza indimenticabile. E ho conosciuto e visto tante cose della vita». Tanti scrittori? «Non so scrivere ma ho molti amici scrittori come Claudio Magris, Gianni Zelici. Leggo con interesse sempre i loro libri». E la moda? «Era il 1947 e ho fondato una piccola ditta dopo aver comprato la macchina per filare alle zie. Abbiamo prodotto tute e maglie utilizzate dalla squadra italiana alle olimpiadi di Londra del '48. E proprio a Londra ho conosciuto la donna che avrebbe cambiato la mia vita, Rosita. Nel 1953 l'ho sposata. E a Gallarate nella nostra casa abbiamo allestito un laboratorio di maglieria. Sono nati i figli Vittorio, Luca e Angela che ora lavorano a tempo pieno in azienda». Cosa è l'eleganza? «L'eleganza è una questione di armonia».

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