Sprechi, multe e lotte Rai, di tutto di più
Nonserve il telecomando, ma si può saltare da un canale, pardon, capitolo all'altro senza perdere il filo, senza interrompere il livello di stupore e sconcerto, senza smettere di farsi domande o esplodere di rabbia. È infatti un bouquet satellitare «La piovra Rai" - Sprechi, vizi e privilegi della televisione di Stato» (Bompiani pag.185) il libro in cui Denise Pardo, inviata speciale dell'«Espresso» e curatrice dal 2001 al 2006 della rubrica «Mass Media», passa al setaccio con la sua sferzante ironia l'universo del servizio pubblico. Se 13 mila vi sembran pochi... Tanti sono infatti i dipendenti della Rai secondo i dati del 2008 a cui vanno sommate circa 43 mila collaborazioni, per non parlare degli appalti esterni. Poi ci sono le multe stratosferiche pagate da mamma-Rai, le buonuscite milionarie, le sparizioni di documenti, le lotte intestine fino alle nomine «mediaticamente sexy come un bombardamento a Bagdad». Una casta sovrabbondante, è un libro denuncia? «Una denuncia sui numeri e sul format organizzativo dell'azienda pubblica che deriva da un'inchiesta. Del resto mi occupo da anni di Rai e politica, sono argomenti che conosco bene ed è per questo che ho potuto dare dati, cifre e numeri. Ho voluto fare un racconto come una sceneggiatura contestualizzando i dati nella vita quotidiana dell'azienda. Ho usato anche tono e linguaggio che non è per addetti ai lavori». I dipendenti sono quanto gli abitanti di Lavagna: una città-stato? «E per di più autosufficiente: basti pensare che nella struttura Produzione ci sono 74 figure professionali: dal chimico sensitometrista all'idraulico di sviluppo stampa, dall'infermiere al geometra. Poi ci sono le strutture fotocopia o che non si sa a cosa possano servire... Eppure malgrado ciò la Rai ricorre sempre più agli appalti esterni». Aneddoti e paradossi: ci si diverte o ci si arrabbia di più? «Alcune pagine sono divertenti e esilaranti, ma direttamente proporzionali alla complessità dei dati. È però la gestione di tutto ciò che fa riflettere e fa così indignare da ridere. È strettamente legato». Si resta a bocca aperta, infatti, non solo per le risate, leggendo il capitolo «Big is beautiful», quasi tutto dedicato alla Tgr, la testata con un'organigramma "mostre" (851 persone, di cui ben 689 giornalisti) diretta da Angela Buttiglione, che la Pardo ribattezza «Sister Angela» per la sua fede cattolica e la grande vicinanza al Vaticano: «È al settimo cielo della lottizzazione: è in quota Papa». Una vicinanza anche di sede visto che la Buttiglione dirige la Tgr non da Saxa Rubra ma da un'ufficio nel palazzo Rai di Borgo Sant'Angelo. Oppure la programmazione strampalata di Rai International, che per gli italiani nel mondo è capace di mandare in onda, puntate «random» di Sandokan o La Freccia nera...». La politica grande manovratrice? «La politica è presente da sempre e negli anni si è raffinata: dalla lottizzazione vera e propria del potere a quella della memoria: ne sono esempio le fiction: il centrodestra le fa sulle foibe o sulle figure del fascismo, il centrosinistra sulla resistenza o la storia di qualche partigiano. Direi che il rapporto politica-Rai è sempre più raffinato, anzi incestuoso: la politica usa la Rai e la Rai dà i candidati per la politica...» Eppure tutti vogliono andare alla Rai? «Non solo tutti ci vogliono andare ma chi ci entra non la dimentica, perché è la più grande fabbrica di potere, di popolarità, di vanità. In Rai partecipi alla formazione dell'informazione pubblica del Paese, è un luogo affascinante che può dare alla testa...e poi c'è il video. I giornalisti della Rai considerano noi giornalisti della carta stampata diversi». Ed hanno veramente ragione!