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«L'eccezione Italia» nella crisi globale

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Arrivaal momento opportuno poiché in circa 350 pagine scritte in linguaggio molto chiaro anche per chi non è un economista aiuta a comprendere «l'eccezione italiana» nell'attuale crisi internazionali. Risponde a domande del tipo: come mai non siamo dovuti ricorrere a salvataggi bancari e nazionalizzazioni come hanno fatto Usa, Gran Bretagna, Germania e Belgio? Perché il nostro tasso di occupazione è cambiato meno che in altri Paesi nonostante la caduta del pil? Quali sono i punti di forza che si annidano dietro quelli che sembrano punti di debolezza (la rete di piccole e medie imprese)? Per questo è un testo che ho consigliato agli studenti delle due Università dove insegno. Il libro ha un approccio originale: passa in rassegna l'evoluzione dell'economia e della politica economica italiana nel primo decennio del XXI secolo, e le prospettive per il prossimo futuro, non tramite l'impiego di strumentazione econometrica ma raccontando e commentando i documenti di politica economica (principalmente i Dpef) prodotti dai Governi in carica e soffermandosi su alcuni temi di importanza strategica (i programmi per le infrastrutture, le riforme del fisco, del mercato del lavoro, della previdenza complementare, le liberalizzazioni). Consente, quindi, di cogliere tanto il cambiamento quanto i contraccolpi ed i passi indietro. Permette anche di toccare con mano (pure ai non specialisti) la «cassetta degli attrezzi» di cui dispone la politica per trattare i complessi temi e problemi di politica economica del XXI secolo. Nonostante il titolo, l'economia non appare «perduta» nelle ultime pagine del libro, ma si individua un percorso per continuare ad essere, nel dopo-crisi, nelle prime file dell'economia internazionale.

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