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Dietrofront, il fascismo non giovò ai futuristi

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Dati alla mano, la vulgata secondo cui la stagione dell'aeropittura futurista si sarebbe giovata di favori del regime, è messa in crisi da un libro sorprendente, presentato ieri alla Fondazione Quadriennale di Roma, a Villa Carpegna: «I Futuristi e le Quadriennali», edito da Electa e cofirmato da Gino Agnese, Giovanna Bonasegale, Mariateresa Chirico, Enrico Crispolti, Matteo D'Ambrosio, Anty Pansera. Proprio il titolo del saggio della Bonasegale esemplifica la verità: «Il Governatorato di Roma lesina gli acquisti». «Sì - ci dice la storica dell'arte Elena Pontiggia – quello del rapporto fra fascismo e seconda stagione futurista è un problema complesso. In realtà, il fascismo non esiste, esistono i fascisti, uno diverso dall'altro. C'era Oppo, segretario generale della Quadriennale, che non aveva simpatia per l'arte sperimentale. E poi Marinetti, tutto il suo contrario. Certo, negli anni '30 non si assiste ad una grande valutazione critica del futurismo. La sua ricerca era considerata teatrale, non abbastanza classica né inserita nella tradizione italiana. Lo Stato destinava ingenti risorse agli acquisti di opere e ai premi. Il primo premio della prima Quadriennale ammontava a 100 mila lire, nell'epoca in cui si cantava " se potessi avere mille lire al mese". Ma i secondi futuristi, pur essendo quasi tutti fascisti, non godettero di vantaggi». La Bonasegale produce dati inoppugnabili: su 353 opere acquistate dal Governatorato di Roma per la Galleria Mussolini nelle prime quattro Quadriennali (1931, 1935, 1939, 1943) solo 5 appartenevano al secondo futurismo. «Si preferì acquistare – dice Pontiggia – opere legate alla tradizione classica ed al naturalismo, nonostante Mussolini avesse ceduto spesso, per amicizia, alle richieste di Marinetti e avesse simpatia per il futurismo». Chi d'ora in avanti vorrà studiare il futurismo degli anni '30 e primi '40 dovrà fare i conti con questo libro. «È un volume fondamentale perché si basa su una ricca documentazione, inedita. Ritrovate, nell'archivio della Quadriennale, numerosissime riproduzioni di opere, che sono state pubblicate e schedate. È una piccola enciclopedia del secondo futurismo, da cui gli studiosi non potranno prescindere».

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