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Così,nell'età più rispettabile, lo scopriamo per ogni dove a persistere con i suoi imbarazzanti quiz: «Perché Silvio non mi ha ritelefonato per gli auguri di Natale?», «perché Mediaset non mi ha rinnovato il contratto?», fino all'impagabile «perché quelli del Biscione non mi hanno omaggiato con una targa?», versione light di quel tributo che Bongiorno pretenderebbe dalle istituzioni, dopo la candidatura a senatore a vita ipotizzata proprio da quel Cavaliere da lui tacciato di suprema indifferenza. La tv logora chi non la fa: e Supermike imperversa sui canali Rai, saltabeccando da Fazio alla Bignardi, per esporre le sue doglianze. Peccato non sia più in onda il suo omonimo Santoro: il re degli indovinelli avrebbe potuto citare l'immortale «Rivoglio il mio microfono», e il cerchio si sarebbe chiuso. O forse ci vorrebbe Eco, una «fenomenologia della senilità di Bongiorno» per spiegare i motivi per cui il Nostro, dopo essersela presa con Berlusconi sr., ha mirato dritto al figlio Pier Silvio, reo ai suoi occhi di gestire un network mediatico le cui priorità sono lo share, le entrate pubblicitarie, il bilancio. Finendo per meritarsi una risposta tagliente come una stilettata: «Caro Mike, quando ci proporrai un programma che faccia ascolti accenderemo per te le luci dello studio». Diceva Oscar Wilde: «Quando ero giovane credevo che la cosa più importante della vita fosse il denaro, ora che sono vecchio so che è vero». Bongiorno, che giura di non farne una questione di soldi, non ha mai trascurato il dettaglio: neppure quando l'ingrato Cavaliere gli chiese: «Alla Rai guadagni 26 milioni? Te ne offro 600 per venire a Telemilano». Michelino aveva cominciato la sua gloriosa carriera televisiva nel '54, non appena messe in funzione le telecamere: 25 anni dopo, nel giorno dell'addio, a Viale Mazzini nessuno lo tacciò di cupidigia. Il mercato delle star imponeva la sua logica. Quella stessa che oggi lo vuole un po' in disparte, dopo aver martellato di rebus un popolo accondiscendente per più di mezzo secolo, facendo lo slalom su reti fra loro concorrenti. Oggi, mentre gli ottuagenari vivono di pensione e cercano serenità, lui trova un ingaggio a Sky, ma ancora non gli basta. Sfrutta l'ospitata su Raidue per chiedere il telefono di Ancelotti: «vorrei affittargli il mio appartamento di Londra». Attacca amici ed ex datori di lavoro. Macchia le sue medaglie trincerandosi dietro la targa negata. Delle sue tante - calcolatissime - gaffes, questa è la più malinconica. Se continua così, gli resterà solo Fiorello, il giovane sodale con cui si era finto barbone nello spot in cui veniva negato loro l'ingresso al ristorante. Anche lì Mike insorgeva gridando: «Ma io sono Bongiorno!». Chissà se era una battuta del copione. Stefano Mannucci

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