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Bongiorno e Mediaset divorzio-telenovela

Mike Bongiorno

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{{IMG_SX}}Ha trascorso una vita immerso nelle domande, e ora non trova più a chi farne. Ecco il problema di Mike: temere di restare senza le ragioni del cuore e quelle dell'impresa. Il richiamo della telecamera e dei soldi. Incantesimo o cento vetrine. Tutti titoli giusti per il divorzio Bongiorno-Mediaset, uno sfinimento che dura ormai da tre mesi abbondanti. Un «facciamoci del male» peggio della sfuriata della signora di Macherio. Negli ultimi due giorni, nuove puntate. E colpi di scena. Mike va nello studio azzurrato dell'«Era Glaciale», s'accomoda di fronte alla sapientina Daria Bignardi e giù con le doleances, i rincrescimenti, i non lo avrei mai creduto. Parla ancora di quei senzacuore del Biscione. In special modo del giovane Berlusconi, lo spiccio Pier Silvio. Se da inizio anno è un disoccupato Mediaset, ha gorgogliato Mike col languido occhio ceruleo, «il responsabile è lui, perché è giovane ed è arrivato dopo, quindi non sapeva tutto il lavoro che ho fatto insieme a suo padre in trent'anni». Ma l'hanno consigliato male, è vittima di un «complotto». «Gli hanno fatto credere che ero passato a Sky ma io non avevo ancora firmato», rivela a cuore aperto Mike. E però quello che non gli va giù non è tanto la rottura (ché a Cologno Monzese «ho fatto cose straordinarie e ho guadagnato tanti soldi») ma il modo: «Nemmeno una lettera di ringraziamento, una targa a mo' di ricordo». Insomma, una festicciola aziendale, che non si nega neanche all'ultimo travet mandato in pensione. Daria annuisce in sorrisetti e bye bye. E il nominato, Pier Silvio? Risponde dalle pagine del «Corriere della Sera». Una lettera aperta al quotidiano (un vizio di famiglia, ormai), ché la giri a mister Rischiatutto e al mondo intero. «Caro Mike», attacca affettuoso il vicepresidente Mediaset. E via con la rievocazione degli «incontri», delle «cene», dei «tuoi programmi che ho visto partire dal fondo dello studio». Ma i contratti sono contratti, i conti sono conti. «Anno dopo anno, delle ferree esclusive ti compensavamo con generosità. Anche a costo, in assenza di programmi giusti, di tenerti in panchina», ricorda puntiglioso Pier Silvio. Che spiega. «Qualche mese fa ci siamo chiesti: ma è giusto». Insomma, perché coprire d'oro ma a vuoto Bongiorno? Lasciamolo libero, negoziamo di volta in volta singole prestazioni. Poi l'affondo: «Mike merita un programma di prestigio...quando lo troveremo o lui lo proporrà», porte aperte. Come dire: ci vogliono idee nuove, di quelle che fanno grandi ascolti e grandi investimenti pubblicitari. Più chiarezza di così Mike non può pretendere. Ci sarà una replica, una nuova puntata del serial? Quelle precedenti a marzo hanno visto Mike già pronto per Sky nello spot per fare reclame al Fiorello Show. Arricciò il naso Maurizio Costanzo («Mike non lo doveva fare») e l'inventore di Lascia o raddoppia? rispose con un colpo di teatro: «Cologno Monzese non mi ha rinnovato il contratto». Il 3 maggio l'appello a «Che tempo che fa»: «Silvio, non mi cerchi da Natale, telefonami...», si lamenta Mike. E il Cav, appena finito il programma di Fabio Fazio, alza la cornetta per chiamare il vecchio amico. Poi il capitolo «Era glaciale». Mica solo rampogne al rampollo Mediaset. Mike racconta il futuro con Murdoch: «Sarò consulente dei nuovi programmi e fra ottobre e novembre farò Riskytutto», nuova versione del suo cavallo di battaglia. Altro che rimpianti. Anzi. «Allegria!». Negli studi del rivale del Cav.

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