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Non prendertela von Trier Lassù Tarkovskij ti ama

Charlotte Gainsbourg in

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È come chiedersi che c'entra la colomba sopra la testa di Gesù nel Battesimo di Piero della Francesca. Un film giudicato delirante e offensivo, bocciato all'unisono da una critica omologata e superficiale. Certo, non si poteva sperare di meglio in un mondo disabituato al sottosuolo simbolico. L'allegoria non fa più parte di questo mondo. Il caos regna anche in tutti i film di Tarkovskij, prima di un finale catartico. Non si può negare questo debito a Von Trier. «Antichrist» è un viaggio verso l'Inferno che inizia con la caduta di Lucifero, culmina con l'autocastigazione e il sacrificio di una vittima (il rogo della strega) e termina col riscatto corale (il popolo in salita). «Andrej Rublëv» di Tarkovskij inizia con una caduta per un fallito tentativo di volo, si focalizza sul senso di colpa del protagonista, l'autopunizione col voto del silenzio e termina con la salita del popolo per issare la campana (nata dal fuoco). Ambedue i registi giungono ad una visione di salvezza attraverso un sacrificio. In entrambi ogni elemento naturale - acqua, albero, fuoco - ogni animale, ogni concetto ha un valore simbolico. L'indugio sull'acqua di Tarkovskij (In Stalker e in Sacrificio) è il fluire dell'esistenza, l'eterno divenire a cui si contrappone la rigidità e la fermezza dell'albero, radicato a terra nella sua identità millenaria. La parabola della vita si gioca per entrambi sul divenire e il mettere radici; trasformarsi.

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