Dal gusto dell'avventura nasce la creatività giovanile
Ma è così che spesso vanno le cose, finché non si fa un'esperienza concreta, il significato teorico e il valore di quella esperienza non si riesce a capire a priori, a livello meramente teorico. E così oggi, dopo l'esperienza del 25 e 26 maggio, le due date in cui insieme a quindici studenti abbiamo messo in scena un testo ispirato all'ultimo romanzo di Cormac McCarthy, «Sunset Limited», mi trovo a fare mie la riflessione di Sam Gamgee, commovente personaggio del Signore degli Anelli, che così si rivolge al suo padron Frodo nel momento più cupo della storia: «Noi non saremmo qui, se avessimo avuto le idee un po' più chiare prima di partire. Ma suppongo che accada spesso. Penso agli atti coraggiosi delle antiche storie e canzoni, signor Frodo, quelle ch'io chiamavo avventure. Credevo che i meravigliosi protagonisti delle leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose entusiasmanti che interrompevano la monotona della vita, uno svago, un divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero». Anch'io ho avuto molte occasioni di fare marcia indietro e «lasciare per strada» i quindici studenti che avevano creduto in quel testo; anch'io se avessi avuto idee più chiare non mi sarei imbarcato in un'avventura così folle (mettere in scena, al di là e contro ogni programmazione scolastica, un testo così difficile come quello di McCarthy) ma sono convinto che con le idee, tanto più se «chiare», non si va arriva in nessun luogo, anzi non si parte nemmeno. Nessuno svago quindi, nessun divertimento e anche nessuna programmazione ma solo il gusto dell'avventura: al termine della lettura in classe del romanzo sono stati gli stessi ragazzi a chiedermi, più con gli occhi che con le parole: «Perché non lo mettiamo in scena?». E la risposta istintiva è stata: «Perché no?». Insomma, Sam ha ragione: «Improvvisamente la gente si trovava coinvolta» ed è vera anche la conclusione: «E quello era il loro sentiero». Seguirò questo sentiero che mi si è spalancato davanti e per l'anno prossimo ho già in mente altri testi da mettere in scena perché il teatro riesce dove spesso le lezioni frontali falliscono: far uscire dai nostri studenti il meglio, ed è tanto, che hanno dentro. Lo spettacolo ispirato a «Sunset Limited» lo abbiamo realizzato insieme, e mi ha colpito la creatività e l'affidabilità che questi ragazzi hanno dimostrato quando in classe spesso non appaiono né affidabili né creativi. I due unici personaggi del testo, il Bianco e il Nero, sono stati interpretati da dieci attori e questo è stato possibile attraverso la suddivisione del testo in dieci parti, per cui cinque coppie di due ragazzi alla volta si sono alternati. Ora è divertente parlare con questi ragazzi e notare che quel testo (così estremo e radicale sul tema della fede in Dio) è entrato a far parte del loro lessico quotidiano, a partire dall'incipit: «Che cosa devo fare con te, professore?» (è il professore infatti il Bianco, quello che ha le idee chiare ed evidenti, e quindi vuole suicidarsi); insomma, è bello farsi prendere in giro da chi ha appreso non la «lezione», ma tutta la ricchezza di un'esperienza vissuta in comune.