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I Fab Four tornano in un videogame

Ringo Starr e Paul McCartney

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Eccola, la vera eredità del Novecento. Nessuna ideologia è riuscita a tenere il passo della Beatlemania: a quarant'anni dallo scioglimento del gruppo, i quattro di Liverpool sono condannati all'immortalità, malgrado John e George non ci siano più da tempo, e nonostante Paul e Ringo siano, a tutti gli effetti, ormai "quasi" dei pensionati d'oro.   La memoria collettiva del mondo non può archiviare definitivamente nella cassapanca del passato la leggenda dei Beatles, pena l'ammissione che la generazione dei baby-boomers, quella cresciuta negli anni Sessanta, sia anch'essa avviata sul viale del tramonto, almeno dal punto di vista anagrafico. La missione, ora, è tramandare il messaggio alle prossime generazioni. Ma basta mettere insieme due o tre incanutiti nostalgici tycoon, e il gioco è fatto, in senso letterale. Una collaborazione miliardaria tra la Apple Corps. (quella dell'etichetta discografica di McCartney e soci, non il marchio di Steve Jobs, cui i nostri hanno sempre negato il diritto di download per ITunes), la società di software Harmonix e Mtv garantirà, il 9 settembre, l'uscita del videogame "The Beatles: Rock Band". Sarà fruibile su PlayStation 3, Nintendo Wii e XBox 360 della Microsoft. In quest'ultimo caso quel demonio di Bill Gates si è assicurato un bonus: la possibilità di scaricare in digitale (è la prima volta per i Fab Four) "All you need is love". I ricavati andranno in beneficenza per "Medici senza frontiere". In sostanza, il videogioco consentirà di rivivivere la leggenda degli "scarafaggi", replicati virtualmente nelle tappe della loro carriera, dagli esordi al Cavern Club fino alla conquista totale del pianeta, tra concerti memorabili e formidabili session in studio di registrazione: 45 canzoni da risuonare con un joystick, con la certezza che i padri lo strapperanno di mano ai figli. A presentare il prodotto alla fiera del videogame di Los Angeles, c'erano i soci viventi della premiata ditta: Olivia Harrison vedova di George, Yoko Ono (che non manca mai quando si tratta di ribadire il ruolo in "famiglia"), il redivivo Ringo, quasi del tutto recuperato dalla dipendenza dell'alcool, e naturalmente Paul, che osservando compiaciuto il proprio clone cyber sullo schemo, ha trovato la frase da tramandare ai posteri: «Chi avrebbe mai pensato che saremmo finiti come androidi?». Il punto è proprio quello: ed è ancor più paradossale è che a dirlo sia l'uomo sulla cui morte (e sostituzione con un sosia) si favoleggiava sin dal 1966, con tanto di presunti "segnali" sparsi qui e là tra i solchi e le copertine dei Beatles. Ma la sorte ha voluto che fosse McCartney l'icona sopravvvissuta e il testimone di una vicenda che ha attraversato la seconda metà del ventesimo secolo, tagliando in due un "prima" e un "dopo" Beatles, per un'irripetibile rivoluzione artistica, sociale, spirituale, generazionale. Esattamente 42 anni fa, il 1 giugno 1967, veniva pubblicato "Sgt. Pepper's", l'album più innovativo della storia pop-rock: anche se clamorosamente invecchiato, non smette tuttora di stupire, con le sue inusitate tecniche di registrazione, le scoperte musicali, la proposta avventuristica verso gli abissi della droga, l'esplorazione alternativa dell'anima con il controverso passaggio in India; con moda e costume che da Carnaby Street rilanciavano il made in England in chiave globale. All'epoca, i Beatles erano già sul tetto del mondo, ma forse non potevano immaginare che nel maggio 2009, l'Hollywood Wax Museum avrebbe venduto praticamente allo stesso (caro) prezzo gli stock di statue di cera dei quattro baronetti e quelle di Gesù con gli apostoli. Beffardamente, ancora lo stesso incongruo derby che Lennon aveva provato a giocare nel '65, quando aveva azzardato che i Beatles erano diventati più popolari di Cristo. E Paul o Ringo non potevano neppure prevedere che il conto dei dischi venduti avrebbe superato, a tutt'oggi, quota un miliardo di copie, (un record mai avvicinato neppure da quel Michael Jackson che nell'85 aveva comprato per quasi 48 milioni di dollari i diritti d'autore dei Beatles, poi rivenduti alla Sony). Ora i due si preparano a fare Bingo. Lo stesso 9 settembre, in concomitanza con l'uscita del videogame, sarà ripubblicata in veste rimasterizzata l'intera discografia dei Fab Four, con tanto di note e foto inedite e dvd da "dietro le quinte". Non solo: Paul e Ringo, dopo l'apparizione in coppia a un concerto di beneficenza a New York, meditano di tornare a comporre insieme. Anche se il vero progetto di McCartney è costringere il riottoso Bob Dylan (suo vicino di casa in California) a duettare con lui in qualche follia inedita. Quel profeta folk-rock cui, già all'apice della fama, gli "scarafaggi" sentivano di dover tante conoscenze, non solo musicali. Come in quella sera del tour americano del '64. Bob e i ragazzi di Liverpool si incrociarono nel bagno di un hotel. John offrì a Dylan pasticche di Dexies, un eccitante che aiutava la perfomance in concerto. L'altro scosse la testa e porse loro una sigaretta dall'aroma inusitato. Ringo la provò e andò fuori di testa. Era marijuana. Quel gesto che poi, di mano in mano, fu ripetuto da generazioni di incoscienti sognatori.

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