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Gabriele Pedullà, viaggio nel lessico dei sentimenti

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Cinque racconti indagano il lessico dei sentimenti, che - è il dèmone di Pedullà, italianista - spesso non è fatto di parole. Invece, è il tocco della mano, che esplora le fattezze di un volto amato, in «Miranda», bella, cieca e capace di orientarsi spavaldamente nel mondo. Molto più della sua amica, che dagli schemi del mondo non riesce a liberarsi. Oppure è il silenzio di due giovani amanti per caso, un'estate in faccia al mare di Stromboli, lui studente universitario, lei turista tedesca, invischiati in una passionuccia che si raffonza proprio perché parlano (o fingono di parlare) due lingue diverse. Se invece poi un manager rampante, uno del Sud che si è fatto da sé, domina fin troppo lo spagnolo del titolo, che gli esce dalla bocca come fosse un ventriloquo e gli rivela l'altro da sé, gli esiti di un destino possono davvero rivelarsi imprevedibili. Pedullà ci regala una scrittura veloce, nervosa, una sorta di parlato che avvince perché non prende fiato. Tanto più realistico quanto inattesa la conclusione delle storie. In questo scarto il fascino del suo lavoro.

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