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COCO AVANT CHANEL, di Anne Fontaine, con Audrey Tautou, Benoît Poelvoorde, Alessandro Nivola, Francia, 2009. Il titolo è esatto.

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Unanascita in campagna, quasi subito, morta la madre, scompare il padre, un orfanotrofio insieme con la sorella, poi dei tentativi, presto falliti, di diventare un cantante in locali frequentati da militari, impieghi modesti in sartorie di provincia, fino ad incontrare un gentiluomo di campagna che la porterà a vivere con sé in un suo castello frequentato dalla società frivola del luogo, dedita a feste, a balli, all'equitazione. Lì, pur con quella relazione con il padron di casa, cui non la legano veri sentimenti, l'incontro con un giovane inglese che potrebbe invece diventare il grande amore, subito troncato, però, dalla tragica fine di lui al volante della propria auto. Da qui il distacco da tutti e da tutto e l'approdo a Parigi dove quelle sue prime esperienze di sartoria (si era ispirata solo a linee semplici e sobrie) non tarderanno a farla arrivare alla gloria. La lasciamo così dopo una delle sue più famose sfilate, tra i suoi prestigiosi modelli. Al momento in cui è diventata Chanel. Ci ha raccontato queste vicende, desumendole da un libro che non aveva avuto il bisogno di romanzarle, una regista parigina, Anne Fontaine, di cui, fra i tanti film, si ricorderà quasi certamente «Nathalie» nel 2003 con Fanny Ardant. L'infanzia, la solitudine, l'orfanotrofio li ha rappresentati con luci scure, quasi plumbee, anche quando le campagne attorno erano immerse nel sole. La vita al castello, le mondanità, i rapporti con i due uomini, il protettore e il vero amante, li ha affidati invece a una grande varietà di colori per farli meglio contrastare con la discrezione del nuovo modo di vestirsi di Coco, all'insegna, specie dopo il lutto, di quel nero che favorirà presto il taglio quasi maschile e senza ornamenti degli abiti cui cominciava a dedicarsi. Con ritmi disinvolti, soste attente sulle evoluzioni psicologiche dei personaggi, immagini, quasi all'opposto, sempre poeticamente preziose (i campi, il mare, gli interni del castello). Lasciando che vi «vivesse» in mezzo, come Coco, una vitalissima Audrey Tautou, attenta a comporre un personaggio tutto riserbo e grazia con tocchi fini.

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