Baci, silenzi e tango anche questo è poesia
Numerosissimi gli ospiti che hanno animato i palchi della città. Ci hanno emozionato i poeti, Franco Loi, Titos Patrikios, Tony Harrison, Adonis, Clara Janès, Milo de Angelis, Maurizio Cucchi e molti altri, che alla poesia dedicano l'anima. E anima faber è proprio il titolo di questa edizione della manifestazione, ideata da Francesca Merloni. Ma artigiano è anche l'artista dei suoni, perciò Poiesis ha ospitato anche la musica di Max Gazzè, Vinicio Capossela, il jazz di Fabrizio Bosso. Ed è proprio Capossela a ricordarci che "incontrarsi in nome della parola è la pratica naturale più antica, ma la parola per essere ascoltata ha bisogno anche di silenzio. La parola, la poesia, è essenzialità del tutto, che apre le porte per attivare il nostro più grande scenografo: l'immaginazione". Dopo un'emozionante performance con Antonello Salis, Bosso ci dice che "è un onore per un jazzista partecipare ad un festival dedicato alla poesia, è una ricchezza in più. Ed è vero, il jazz, come la poesia, non deve essere necessariamente capito, quando si suona l'importante è che arrivi qualcosa al cuore delle persone e la scommessa è che a volte non si sa neppure cosa". La parola si fa anche movimento appassionato, nei versi che Davide Rondoni rivolge ai danseurs Lolli e Santandrea, versi che il poeta ci dice "occasionati dalla nostalgia del tango, e suggeriti nella danza, come nuova frontiera lirica". Nella piazza che ha appena finito di ascoltare una calorosa performance di Michele Placido, Tatti Sanguineti nota che una tale manifestazione "è una scommessa controtendenza. La parola oggi sembra solo destinata alla televisione, dove però affoga senza valore. Un festival di poesia è l'antitelevisione e ciò è senz'altro meritorio". Alessandro Haber sottolinea che "oggi la gente ha bisogno di parole e torna ad amare la letteratura e la poesia, vuole ascoltare cose che fanno sognare, riflettere. Perché l'arte ci fa crescere meglio". Ma il fare è anche rappresentato dalla video arte di Bill Viola e soprattutto dalla scultura di August Rodin "il Bacio", opere esposte eccezionalmente nella Pinacoteca Civica. Il poeta Gianfranco Laureano osserva che "il bacio non si vede, girando attorno alla scultura il gesto è nascosto da braccia, teste, spalle. Sembra una pietà laica. E in questa visione negata, la statua può essere metafora di ciò che accade oggi nella nostra società. Un altro poeta, Loretto Rafanelli, suggerisce che proprio la scultura ha a che fare con la poesia. Perché in entrambe si scava per raggiungere il bacio, la relazione con se stessi e con gli altri. Alla fine della manifestazione, cosa sia la poesia, rimane un quesito difficile da porre. Ma Pierluigi Cappello, profondo e sensibile poeta, senza esitazione ci dice che "la poesia nasce nella riduzione dell'intervallo, tra ciò che viene pensato e ciò che viene pronunciato".