La kabala ebraica nei paesaggi di Ravà
.Poi parole. Come a svelare il mistico significato che aleggia dietro ogni luogo, ogni oggetto. E oltre il quadro, il disegno racconta il cosmico. Tobia Ravà, nato a Padova ma col cuore a Venezia, è forse uno dei più innovativi pittori che coniuga il materiale con l'iconografia e la cultura ebraica. Le sue opere sono immagini architettoniche, paesaggi e boschi, congegni meccanici e orologi, in cui si condensano numeri e lettere dell'alfabeto ebraico. Una tecnica figlia dei suoi studi di Kabala (tra i suoi maestri anche il rabbino Benedetto Carucci Viterbi) e della sua passione per la matematica, che per la prima volta è possibile ammirare anche a Roma. Nel cuore dell'ebraismo capitolino, a Portico d'Ottavia, la Ermanno Tedeschi Gallery espone le sue opere in una mostra dal titolo «Entropie & sincronie». Un'occasione per guardare dall'interno la cabalistica ebraica attraverso il disegno. Tobia Ravà compone i suoi paesaggi e i suoi oggetti immergendoli in una foresta di simboli celata dietro il reale. È oltre la tela che si svela il vero significato. Ermanno Tedeschi, portando a Roma Ravà, continua così il suo percorso di conoscenza della cultura ebraica e israeliana sotto le mille forme dell'arte moderna. A volte terrena, a volte mistica.