hallyday, Boss in Cina per vendetta
In «Vengeance» (Vendetta) Johnnie To, il regista di Hong Kong in concorso a Cannes, trasforma il 66enne Hallyday nel vecchio gangster parigino Costello, che si è riciclato nella ristorazione e ha ora una missione importante da compiere: vendicare sua figlia (Sylvie Testud), massacrata insieme ai bambini e al marito cinese da killer assoldati dalla mafia. Da qui il suo viaggio a Hong Kong. Il cantante-attore, tornato a Cannes dopo 25 anni (c'era già stato con «Detective» di Godard), ha confessato di essersi sentito «completamente smarrito in Cina, dove nessuno mi capiva, ma proprio questo mi ha aiutato a interpretare meglio il personaggio». Il regista asiatico To non è sembrato invece felice di essere paragonato a Sergio Leone: «Devo riflettere su questo. Sono un grande ammiratore di Leone, spero però di non somigliargli troppo». Ancora una storia di gangster locali, ma decisamente più violenta e ambientata nelle Filippine, è stata presentata ieri in concorso da Brillante Mendoza con «Kinatay», dove un giovane appena sposato si trova coinvolto in un lavoro sporco con una gang locale. Una prostituta tossicodipendente e morosa, di nome Madonna (Maria Isabel Lopez), viene picchiata barbaramente, violentata ripetutamente e poi fatta a pezzi. Per Mendoza «la violenza fa parte della vita e, proprio mentre giravo il film, nelle Filippine accadevano due fatti di sangue altrettanto violenti». Fuori concorso è invece «Agorà» del cileno Alejandro Amenabar, accusa contro i fondamentalismi religiosi, attraverso il racconto del disfacimento di Alessandria d'Egitto, remota provincia romana del IV secolo d.C. A nulla vale la saggezza della bella Ipazia (interpretata da Rachel Weisz), filosofa, matematica e astronoma, che cerca di fermare i faziosi gruppi religiosi. Invano, l'antica biblioteca di Alessandria verrà distrutta dai parabolani, monaci cristiani che si dividono tra carità e ferocia. Raggiante per gli applausi ricevuti è apparsa sulla Croisette Chiara Caselli, intensa protagonista in «Il padre dei miei figli» di Mia Hansen-Love nella sezione Un certain regard: «Vesto i panni di una vedova in controtendenza con le mie più tipiche caratteristiche, ma non ho imposto la mia personalità nè il mio sguardo. Sogno di fare la regista e ho grande stima del cinema italiano, ma non ho problemi a seguire un percorso artistico lontano dal mio Paese».