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L'arte dei miracoli

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dall'inviatoAnna Fiorino CATANIA Cadono i teli, volano i fuochi d'atificio, sale l'applauso e le manine s'affollano a toccare la loro firma sul muro di un cavalcavia della tangenziale di Catania. Un muro di dieci metri in cemento armato caro, sinora, a chi aveva bisogno del buio per tirare a campare di droga e affini. Un muro, oggi, blu come il cielo cobalto di Sicilia che accoglie e sostiene tonnellate di terracotta nella città delle cento fornaci. Arte intervallata dai versi dei più grandi poeti. Sculture ispirate all'archetipo della Grande Madre. Adagiate su 500 metri divisi da un sottopassaggio che da oggi si chiama Porta della Bellezza. Opere di bambini fuse con quelle dei maestri. In alto le creazioni, in basso le mattonelle realizzate nelle nove scuole del quartiere di Librino, divenuto il simbolo del degrado della città, famosa per la bancarotta dei conti pubblici. Un posto dove fino a poche settimane fa non c'era nemmeno l'illuminazione pubblica. La festa di Librino per l'inaugurazione della Porta della Bellezza suggella un'amicizia singolare fra gli artisti e la strada nel nome di un meceante, Antonio Presti. Figlio della Sicilia-bene, era destinato a fare il costruttore come il padre. A costruire costruisce, ma non fa palazzi né ristrutturazioni. Fabbrica utopie svuotando di significato le parole "sogno irrealizzabile". La Porta della Bellezza e il muro di Librino sono una delle tante scommesse che ha vinto lottando contro pigrizia e burocrazia. Immaginate un quartiere di centomila abitanti progettato da Kenzo Tange e lasciato, come ammette il sindaco, al più totale abbandono. Immaginate un agglomerato di palazzi mal tenuti impregnato di disoccupazione e di disagio sociale, dove i bambini non sempre sono considerati una grazia di Dio e dove l'unico punto di riferimento è una suora minuta delle Figlie di Maria di Don Bosco. Suor Lucia legge la benedizione di Benedetto XVI inviata ad Antonio Presti e laicamente riconosce all'artista dei sogni, presidente della Fondazione Fiumara d'Arte, il merito di aver messo tutti sullo stesso palco «senza distinzioni di fede e di ideologia». Finalmente si sentirà meno sola ora che i più grandi fotografi del mondo ritrarranno i bambini del quartiere e monteranno le loro gigantografie sulle facciate dei palazzi, così come Presti ha chiesto di fare per dare il prossimo scacco al degrado. La decisione di coinvolgere i più piccoli è una strategia del mecenate, il quale, non riuscendo a convincere i politici si allea con gli uomini di domani. Nessun ente accetta di contribuire a finanziare le sue scommesse. Lui si prende le porte in faccia e va nelle scuole a parlare di arte, di bellezza, di amore e di dono. E porta a casa il prestito a fondo perduto più grande: la complicità dei giovani. Autori e custodi di un'operazione dal forte valore simbolico. Che è reale grazie alla collaborazione di artisti, operai e volontari, che è vera in virtù dell'aiuto di insegnanti e di presidi, Lino Sacchi per tutti, i quali hanno aperto le porte delle scuole. Per parlare ad alunni che hanno sperimentato la potenza del fare. Se è vero, come Presti sostiene lapidario, che oltre il malgoverno e la mafia quello che ha punito di più i siciliani è stato chetarsi nella provvidenza terrena. Il punto è: se un muro di cemento abbandonato, scrostato, buio e pauroso può diventare un'opera d'arte, cos'altro è impossibile? Studiosi, scrittori e poeti sono arrivati a Librino da ogni parte del mondo, hanno pianto commossi alla inaugurazione del muro, resa più suggestiva dal canto della Bellezza in abito bianco, interprete la siciliana Rita Botto, scesa da una collina per chiedere l'abbraccio della Grande Madre, una donna senegalese. L'incontro c'è stato alla Porta della Bellezza che si è aperta alla provocazione dell'arte, impermeabile alla vergogna di convivere con il degrado dei rifuti ammassati e nascosti a pochi passi. E lì dove fiorivano cartacce e rifiuti ora c'è un'aiuola di petali colorati, le piante messe a dimora dai bambini. Alunni delle Elementari, ai quali si aggiungeranno studenti di tutta la Sicilia in lista per partecipare alla musealizzazione dell'intero cavalcavia lungo tre chilometri. L'anno prossimo si ricomincia, giacché il primo passo è compiuto. La macchina s'è messa in moto forte anche delle parole del presidente della Repubblica che ha riconosciuto alla Fondazione di Presti il merito di «costituire una preziosa testimonianza del lavoro collettivo che rafforza la coscienza civile attenta alla tutela del territorio». La macchina s'è messa in moto e l'Università di Catania scende in campo per la ricerca sulla difesa della zona, il Comune sposta a Librino l'assessorato alla Politiche Sociali e, con il sindaco, Raffaele Stanganelli, annuncia che il Cipe ha approvato il suo progetto per Librino zona franca. Tradotto vuol dire che arriveranno i soldi per sostenere imprese artigiane e negozi a vocazione territoriale, un altro progetto di Presti, per trasformare il quartiere, a ridosso dell'aeroporto, in una zona a turistica. Un bel salto per un posto in cui l'emarginazione ha fatto comodo ai virtuosi dello "stai zitto e rassegnati" usi a consigliare agli "stranieri" di entrare a Librino solo in compagnia dei carabinieri.

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