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Una fiction nel destino

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.Firmato dal regista Michele Soavi è stato voluto, in buona parte, dal protagonista, Michele Placido, che, potendosi dedicare, al cinema, in tv e in teatro, un po' a tutto quello che gli pare, vista la sua fama, si è voluto invece imbarcare in questa impresa densa di insidie e che, diciamolo, prometteva più rogne che soddisfazioni. Ma lui, Placido, il poliziotto dalla testa durissima di «Romanzo popolare», 'stò film lo voleva proprio fare. Una storia che l'attore e regista ha sentito subito «sua», dichiarando nel 2007 in esclusiva a «Il Tempo», mentre era sul set della sua pellicola più tormentata, che «l'Italia di oggi si fonda su molte contraddizioni» e di questo è necessario parlare e discutere. Precisando che lui è e si sente «uno di sinistra». Mettere insieme il film apparve subito un problema: il libro è un'elenco doloroso e interminabile di efferatezze. Per costruire il film, invece, serviva un protagonista, una trama, una storia che conducesse lo spettatore per mano tra quegli orrori. Prodotto da RaiFiction, sceneggiato da Dardano Sacchetti, con molti consigli dati da Pansa stesso, alla fine il film è un parente, ma nemmeno tanto stretto, del libro, impossibile da trasporre integralmente. Tra le creazioni narrative per poter fare del «Sangue dei vinti» un film c'è un protagonista, il commissario Francesco Dogliani: la parte di Michele Placido. Sempre durante le riprese l'attore e regista, parlando delle polemiche suscitate dal libro, disse che «la fiction, geniale, di Michele Soavi, tornerà a far discutere, ancora di più. Si parla di una storia che riunisce passato e presente, è la storia dell'Italia di oggi e la sento veramente mia. La Repubblica Italiana è nata su molte contraddizioni: è un argomento del quale si deve parlare, dobbiamo evitare che non si discuta, questa è la democrazia. Non possono essere i gendarmi della resistenza a decidere tutto. Il libro e la fiction si intitolano "Il sangue dei vinti", ecco, i vinti possono essere sepolti, ma a seppellirli devono essere i vincitori». Il film fu presentato il 26 ottobre 2008 al Festival di Roma. Un'iniziativa che Placido definì «coraggiosa», visto che a Venezia la pellicola era stata snobbata. Evidentemente i «gendarmi della resistenza» avevano fatto lavorare i loro manici di piccone. Placido apparve amareggiato, disse che il suo film «non era stato ritenuto degno di una ufficializzazione», quando «passa della merda consumistica assurda». «Il sangue dei vinti» da qualche giorno è nei cinema in forma «simbolica»: solo due sale in tutta Roma (all'Eden e all'Eurcine), poche, paragonate a «San Valentino di sangue», che ne ha invece una decina. Il film di Soavi e Placido presto diventerà una fiction in tv. «Il sangue dei vinti», ben diluito con molti spot pubblicitari, forse, farà minore impressione.

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