Con «La casa della notte» di Manuela Morosini
«Nel1968 Trastevere era molto vivo - racconta Manuela Morosini -. Sui gradini della fontana di S. Maria tutte le notti si alternavano esibizioni canore, scontri ideologici, scambi di bottiglie, libri, spinelli. Nei vicoli del quartiere i turisti stranieri aggrappati alle proprie borse lanciavano grida di gioia quando riuscivano a salvarle dagli scippi. Si disperdevano negli stessi vicoli giovani in eskimo che sfuggivano alle cariche della polizia. Gian Maria Volonté affascinava gli abitanti del quartiere con comizi in difesa delle loro case prese di mira dai miliardari stranieri. Dopo l'Accademia Silvio D'Amico e un'intensa esperienza con Dario Fo e Franca Rame, in quel luogo ho fatto nascere Spazio Uno, tra volantinaggi con massime di Mao e inevitabili curiosità per gli spettacoli del teatro ufficiale, dove affogavo nella noia. Solo 20 anni dopo ho proposto ad Enrico Job di rinnovare la struttura dello Spazio per gettare un ponte tra ufficialità e sperimentazione. Con il mio spettacolo "La casa della notte" festeggio i 40 anni di Spazio Uno. La protagonista, buona e cattiva, è il simbolo di una famiglia in disgregazione, rappresenta il conflitto di una donna creativa in rapporto agli uomini. La paura, la rabbia, ma anche la capacità di analisi di una realtà volgare rischiano di sconfiggerla. È la mia prima regia. Anche l'ultima? Lo vedrò nei prossimi 40 anni». T. d. M.