Uto Ughi: «Musica classica, anche qui c'è l'X Factor»
Da stasera (prosecuzione poi il 22 e il 29) Ughi sarà ancora nel cartellone cameristico dell'Accademia di S. Cecilia (Parco della Musica) per una ghiotta integrale delle Sonate per violino e pianoforte dell'amato Beethoven. «La musica non ha mai sofferto di una crisi così vergognosa come in questo momento – esplode il grande violinista - In Europa eravamo il Paese delle maggiori istituzioni musicali. Ora su 90 società di concerto, 60 hanno chiuso. Con la chiusura dei piccoli enti viene a prosciugarsi la linfa vitale. La colpa è dei Teatri lirici gestiti da gente senza discernimento e con un sistema clientelare. Gli Enti lirici fanno la parte del leone togliendo spazio alla capillare diffusione della musica. Ma tutti hanno diritto ad ascoltare la musica. Una volta in Italia c'era una rete concertistica capillare tenuta su con sacrificio, ora c'è solo il deserto. Sono deluso da un governo che non ha interpellato come consulenti Muti o Abbado. I responsabili sono sempre di nomina politica e la mediocrità viene premiata. Per questo bisogna avere il coraggio di dire che le persone che ora amministrano la vita musicale sono inadeguate». È favorevole a trasmissioni come Amici, Academy o X Factor? «Penso ai tanti giovani senza lavoro. Mi sembra che queste trasmissioni gettino solo fumo negli occhi. Dopo la tv questi giovani dove vanno a suonare? Tanti giovani talenti sono a spasso». Ma esiste un X factor per il musicista? «Certo ed è il talento, che parla da sé: bastano due note per rendersene conto, ma deve essere incentivato e coltivato altrimenti si perde per strada». Qual è il suo giudizio sulle contaminazioni che coinvolgono la musica d'oggi? «Nascono dalla mancanza di cultura e dal permissivismo. Il pubblico sarebbe più numeroso se queste contaminazioni non corrompessero il gusto». Che opinione ha degli intellettuali italiani che sentenziano di musica senza averla mai studiata? «Si ascoltano boutade cretine come quella di chiudere i Teatri: servono solo a far parlare di sé. Da noi i musicisti sono troppo disuniti e individualisti. Se rispondessero per le rime, ci sarebbe una protesta per indurre il governo a fare qualcosa di concreto subito». Non crede che i musicisti italiani abbiano delegato ad altri la gestione della musica in Italia e che la vita musicale italiana sia gestita da persone che non hanno nulla a che vedere con le sette note? «È esattamente quello che penso. La musica dovrebbe essere gestita da musicisti e non da dilettanti messi dai politici. Si potrebbe anche pensare ad un albo professionale per consulenti o direttori artistici purchè di chiara fama, spessore ed onestà». Come mai tutti questi commissariamenti degli Enti lirici e di Roma in particolare? «Ernani era una degna persona. Zeffirelli e i musicisti sono dalla sua. Vorrei conoscere i titoli dei successori. Se da noi chi fa bene viene punito, cosa possiamo aspettarci? L'arte è una formidabile medicina contro il materialismo e la mancanza di valori. I più grandi artisti avevano una profonda spiritualità e uno spessore morale: da loro veniva una profonda lezione, etica oltre che estetica. L' Italia ha toccato l'ultimo gradino. In Germania sopravvivono 150 orchestre, e in Italia?»