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Con "Zanardi 2" il divo Pazienza s'incamminò sul viale del tramonto

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È così: nonostante tutto, Paz era ancora capace di far vedere i sorci verdi al 90% dei creativi suoi contemporanei. Resta però da capire in cosa consista quel "nonostante tutto" di cui, evidentemente, lui stesso era consapevole. Ce lo fa comprendere il secondo volume, edito da Fandango, dedicato a Zanardi, la più celebre creatura di Paz. Le storie qui ospitate sono le più tarde di Andrea, il quale sarebbe scomparso per un'overdose nel 1988, e dimostrano come il fumettista pugliese, pur tra strabilianti virtuosismi grafici e linguistici, non sapesse più bene dove far andare a parare la propria vena di narratore. Zanardi 2 propone o vicende di maniera, o divagazioni oniriche. Su tutto aleggia, benché il talento si faccia sentire sempre con prepotenza, una cappa di incompiutezza e di non necessità. Abituato a vivere "sulla strada", profondamente immerso nel caos della realtà, Paz ha pensato a un certo punto che il buen retiro agreste di Montepulciano (ove trascorrerà con la moglie gli ultimi anni) gli sarebbe bastato, sia da un punto di vista esistenziale sia artistico. Questo libro, e il modo in cui si è compiuta la sua vita, ci dicono che purtroppo si sbagliava. Zanardi 2 (1984-1988) di Andrea Pazienza, a cura di Giovanni Ferrara, Fandango Libri, 128 pagine, euro 20.

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