Lidia Rivello, uno sguardo sulle ipocrisie degli anni '80
Lidia Riviello in "Neon 80" li racconta con sacerdotale, severa gravità. Le sue angolose profezie sono bagliori glaciali. Neon consiste in "materiali (...) volutamente accennati e provvisori", de-strutturati, così come furono gli anni ottanta e i "non luoghi". In poche, nervose pagine si dispiega la denuncia corale di un "noi" ferito, disilluso: "Fatti fummo per essere al neon assuefatti/ (...)/ fatti fummo per essere consumati./". Nell'"edeneon" - finto paradiso surreale - fu infatti educata "(...) la generazione dei facenti il nulla. "Molti sono sopravvissuti. Qualcuno è morto perché è arrivato tardi in ufficio e ha dimenticato la cravatta.": Riviello muove anche le corde dell'ironia, ma non lascia spazio per la speranza, giacché con l'avvento della luce artificiale il buio non è sconfitto - "(...) dove c'è neon/ non c'è sole.//". Lidia Riviello, Neon 80, Editrice Zona, pag. 51, euro 10. Adele Desideri