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Il flusso di coscienza dell'attore fallito

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Tiberiade Matteis Un anziano ex attore vive recluso in uno squallido appartamento invaso dai topi. È la situazione scenica prevista dallo scrittore e drammaturgo austriaco Thomas Bernhard in «Semplicemente complicato», allestito per la prima volta nel 1986 allo Schillertheater di Berlino, con il grande attore tedesco Bernhard Minetti, e attualmente proposto al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, in prima nazionale fino al 17 maggio, con protagonista Stefano Santospago. In giornate trascorse nella desolata attesa del nulla, un irrefrenabile flusso di coscienza ricorda le ragioni e gli incubi di un fallimento artistico ed esistenziale. L'unico rapporto che il personaggio riesce a instaurare col mondo è rappresentato da una bambina di nove anni che viene a trovarlo due volte la settimana per portargli del latte. Nel dialogo con se stesso esprime, allora, tutto il risentimento e il disincanto per una vocazione che non ha saputo mai sintonizzarsi sulla vita reale e che si è nutrita di illusioni e di troppa filosofia. Nella solitudine del suo misero appartamento, il vecchio attore può ancora indossare la corona di Riccardo III o declamare i versi di Prospero, ma nessuno sarà più disposto ad ascoltarlo. «Riccardo Terzo/ l'ho recitato a Duisburg/ e a Bochum./ Non è stato un successo,/ amavo quella parte,/ ma non mi ha dato il successo» si ripete alla ricerca di spiegazioni che non arriveranno. Il suo teatro personale è privo della fondamentale relazione con il pubblico, diventando uno spazio mentale angosciante, inquisitorio e assolutamente non catartico. «In realtà non tollera il latte - spiega il regista Cesare Lievi - Appena la bimba se ne è andata lo getta via, eppure non riesce a rinunciare a quella cerimonia: per quella consegna del latte, e per quella creatura, egli si mette sempre in testa la corona. Arte e vita si riuniscono per un attimo. E per disperazione, solo per disperazione, quell'attimo riesce a esistere, a essere. Poi non resta che la morte». L'impianto figurativo prevede le scene di Joseph Frommwieser e il disegno luci di Gigi Saccomandi.

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