La misteriosa conversione di Cavour
.Erina Russo de Caro, storica, specializzata nella storia dell'Ordine francescano, ha scritto infatti «Domine non sum dignus - la controversa conversione di Cavour» (Neos Edizioni Storia) per trattare non tanto la fine misteriosa, a 51 anni, del conte Camillo Benso, ma della confessione in punto di morte del gran sostenitore della «libera Chiesa in libero Stato». È indubbio che questo principio fu alla base della carriera politica dello statista, mentre ci sono molti dubbi sulla confessione, poco prima del trapasso, sulla richiesta dell'estrema unzione, e sull'ammissione di essere un cattolico «come sempre era stato». Quasi una ritrattazione, un chiedere perdono per i disturbi provocati alla Chiesa. A raccogliere le ultime volontà del moribondo, padre Giacomo da Poirino, che renderà conto ai suoi superiori, che difenderà strenuamente il segreto del suo mandato e che pagherà una sorta di martirio morale. L'unico che non si scompose alla richiesta di perdono di Cavour fu papa Pio IX che gli celebrò una messa e profeticamente sentenziò: «Non era dei peggiori: i peggiori nemici della Chiesa vengono dietro di lui». Il «peggio» per Roma arrivò nove anni dopo con la breccia di Porta Pia. Nelle pagine della Russo de Caro, la figura di Camillo Cavour, il protagonista del Risorgimento, conosciuto a scuola, attraverso le pagine dei libri di storia, come l'uomo dall'espressione assorta e dallo sguardo filtrato dagli occhialino rotondi, perde la sua rigidità iconografica per diventare quella di un uomo del suo tempo che ha amici ed avversari, passioni e simpatie. Compresa un'amante, «la Bianca» Ronzani, una ballerina che era stata l'amante anche di re Vittorio Emanuele, e che ebbe un rapporto non particolarmente intenso con il conte troppo «innamorato» della politica. L'autrice raccoglie testimonianze e voci di storici, lettere, memorie e numerose citazioni per «dipingere» un quadro tuttora avvolto nel mistero sullo sfondo di un'epoca travagliata e colma di fermenti.