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Il prete tra Dio e politica

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«Mi dispiace per Berlusconi che si è fidato di una persona che non l'ha amato abbastanza». L'ultima testimonianza di affetto per il leader del Pdl, ultimo amore politico di un sacerdote, Gianni Baget Bozzo, che con la Chiesa aveva sposato la politica. Il politologo si è spento ieri notte, nel sonno, in modo silenzioso. In contrasto con la sua vita che lo ha portato al centro della ribalta suscitando sentimenti opposti di stima o di aperta ostilità. Baget Bozzo si è sempre schierato, non cercava conciliazioni a costo di pagare anche personalmente e duramente come quando decise di abbracciare la causa di Craxi e dei socialisti che gli costò perfino una sospensione a divinis. Lui che sacerdote era diventato nella maturità. Una scelta non scontata, ma profondamente meditata e successivamente altamente rispettata. Ma era la politica il suo altro amore. Prima un passato tra i giovani della sinistra Dc, la vicinanza con grandi personaggi come Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. La scelta di sostenere Tambroni quando tutti gli voltavano le spalle anche nel suo stesso partito, poi (molti anni dopo) la decisione di abbandonare gli amici di gioventù per i socialisti di Craxi. Baget Bozzo era nato a Savona l'otto marzo del 1925. Ebbe la ventura di avere come insegnate di religione Giovanni Siri, futuro cardinale. Un rapporto costante tra i due, ma anche conflittuale, fu il vecchio maestro a sospendere Baget quando si candidò all'europarlamento con i socialisti. Non fu questo l'unico dispiacere per il sacerdote politologo. Nel 2000 fu ammonito dal cardinale Tettamanzi «per indebita attività politica» in favore di Forza Italia. Le sanzioni e le critiche non hanno fermato il suo rapporto con il Cavaliere il suo impegno al fianco di Forza Italia e del Pdl. Baget Bozzo conosceva bene il motivo di tanti attacchi. Da decenni le sue scelte, i suoi scritti, i suoi ammonimenti erano visti a sinistra con particolare ostilità a partire dagli anni '70 da quando, sulla scia del compromesso storico, il Pci cercò di «sfondare» tra i cattolici attraverso una presunta asserzione di superiorità culturale e morale. Ben più numerose erano le voci di simpatia che rimbalzavano da quel mondo. «Se avessi scelto il partito che più affascinava i cattolici, il Pci, non mi sarebbe successo nulla», disse qualche anno dopo don Gianni. Ed è difficile dargli torto. Ora che tutti gli riconoscono, avversari e amici, grandi doti e grande lucidità, non va dimenticata la guerra culturale e politica contro di lui. Perfino le sollecitazioni alla Chiesa per far tacere quella voce tanto diversa. Non c'è riuscito nessuno. Baget Bozzo ha continuato a scrivere e a parlare. Lo ricordo come editorialista del nostro giornale. Mi colpì per l'impegno che metteva in ogni scritto, per la capacità di sorprendere con analisi fuori dal coro. Un sacerdote, un intellettuale, un amante della politica, ma soprattutto uno spirito libero e coraggioso.

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