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Commedia degli equivoci nel gelo danese

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Il titolo originale danese era "Un uomo torna a casa". Il doppiaggio italiano l'ha cambiato in "Riunone di famiglia" aggiungendovi, come sottotitolo, "Festen: il lato comico", questo per citare un altro film dello stesso autore, Thomas Vinterberg, che, nell'originale, si intitolava "Festen" e, doppiato, era stato trasformato in "Festen - Festa di famiglia". Il motivo di una simile operazione è chiaro. Il primo film, nel '98, ci diceva di una festa di compleanno in cui un membro della famiglia tirava fuori ad uno ad uno tutti gli scheletri che li si conservavano ben celati negli armadi. Con raccapriccio dello spettatore, ma catturando comunque il suo consenso; con l'aggiunta di premi a questo e a quel festival. Nel film di oggi, come ci avvertono subito, c'è di nuovo una festa, vista però da Vinterberg dal suo "lato comico" (o quasi). L'uomo che torna a casa, del titolo danese, è un celebre cantante lirico che ha accettato di partecipare alle celebrazioni dei 750 anni della nascita della sua città natale. L'accoglienza che gli preparano è trionfale e dovrà culminare con un grande pranzo cui saranno invitati tutti i maggiorenti del luogo. Anche questa volta, però, dagli armadi escono un po' di scheletri, uno soprattutto: il cantante, senza saperlo, ha lì un figlio, oggi cresciuto e alla vigilia di sposarsi con una ragazza che ha appena tradito con un'amica d'infanzia. Il cantante ha un fugacissimo incontro erotico proprio con questa ragazza, il figlio (di cui lui ancora ignora il rapporto che glielo lega) apprende non solo di questo rapporto, ma anche della seduzione subita dalla sua innamorata. Il resto, più che sul "piano comico", finisce tra le maglie della commedia degli equivoci... Vinterberg, che insieme con Lars von Tier aveva fondato il famoso "Dogma 95" per un cinema essenziale e privo di artifici, segue quella linea anche adesso, ma a differenza di "Festen", dove il nero, dominando e pur dando spesso fastidio, poteva interessare, qui, dove tutto è edulcorato, non lo porta al di là di un gioco con un pregio solo: la velocità dei ritmi e i colori vivi dei personaggi singoli. Interpretati con segni forti.

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