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Antonucci e la bella avventura del teatro contemporaneo

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Immaginiamo,su un unico palcoscenico, il disprezzo e il candore di Caligola "Elicone, portami la luna" (Albert Camus, 1945) e il finale de L'annuncio a Maria, (Paul Claudel, 1912): "a che vale la vita se non per essere donata". La vecchia signora di Dürenmatt, 1952, parabola del denaro che corrompe le coscienze e il personaggio autobiografico di Lungo il viaggio verso la notte di O'Neill: "ognuno nella solitudine, si dibatte e ferisce gli altri". Cogliendo sempre il "nocciolo della questione", Giovanni Antonucci ha messo insieme una moltitudine di voci in cui respira la genialità nel suo Storia del teatro contemporaneo, per le Edizioni Studium. Antonucci, saggista e storico del teatro, autore teatrale, non è nuovo a queste lodevoli imprese. Volumi che si pongono come obiettivo un appassionato invito alla lettura diretta dei testi, senza censure ideologiche, con la dovuta riflessione critica. Così, se risulta datato il ruolo di Sartre e Brecth, riemergono Claudel ("un teatro che ha il respiro e i ritmi della musica"), Anouilh, geniali autori della commedia, del teatro irlandese e perfino del teatro slavo, indipendente da quello del Patto di Varsavia. Fabio Pierangeli

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