Baccini: «Nuova vita da partigiano»

«Ho una nuova amante: il cinema». Francesco Baccini freme al solo pensiero di parlare della sua nuova avventura artistica. Ormai la settima arte è il suo secondo lavoro. E chissà che non diventi presto la sua attività principale. In questi giorni sta promuovendo «Zoè», film di Giuseppe Varlotta in cui interpreta un soldato tedesco-partigiano che protegge e accompagna una bambina nel suo viaggio verso il padre scomparso. Francesco Baccini, come si sente in questa nuova veste d'attore? «Molto bene. È come se avessi scoperto una parte di me tenuta nascosta per tanti anni». È stato difficile entrare nella parte di Luigi, il protagonista del film di Varlotta? «Alle difficoltà del debutto si è sommata la necessità di costruire un rapporto con la piccola Monica Vana che è la vera protagonista della pellicola. Abbiamo provato tanto a teatro prima di cominciare le riprese sul set». Insomma recitare è più faticoso che fare il cantautore? «Non c'è dubbio. Con la musica si sale sul palco e si canta. È tutto molto diretto. Il cinema, invece, è più stressante anche dal punto di vista fisico». Ma ne è valsa la pena? «La cosa più bella che mi hanno detto è che, dopo qualche secondo, nessuno pensa più che sullo schermo ci sono io. Il Baccini cantatutore lascia spazio al personaggio del film e non è cosa facile, vista la mia popolarità come musicista». Nel film lei interpreta un partigiano. A poche ore dal 25 aprile, cosa pensa di questa festa divenuta bipartisan? «Il film è psicologico più che politico. Non è un film iconografico sui partigiani. Il mio personaggio faceva il becchino ma la guerra gli ha portato via il lavoro. Si trova improvvisamente con un fucile in mano a fare il soldato. Senza dimenticare che io sono frutto della fantasia di una bambina. In realtà il mio personaggio è un soldato tedesco. Insomma nel film non si sa chi è il buono e chi è il cattivo».  Sia sincero. Che reazioni ha avuto da parte degli addetti ai lavori? «Mario Monicelli ha visto il film e gli è piaciuto molto. È una pellicola strana per l'Italia che ha spiazzato lo stesso grande regista». Ma la musica fa già parte del suo passato? «No. Non potrei mai. È come se fosse mia moglie, mentre il cinema lo vedo come un'amante». E con sua moglie (la musica) come vanno i rapporti? «Bene. Sto scrivendo un nuovo disco. Proprio nell'ultimo periodo ho composto tante canzoni. Non avendo il fiato sul collo delle case discografiche posso prendere tempi che sono miei. Senza forzare o accontentarmi solo per rispettare le scadenze. Entro l'anno, comunque, dovrebbe uscire il nuovo cd». Non c'è proprio modo di far convivere le due arti? «Al contrario. Nel film di Varlotta sono anche autore di un brano strumentale e interpreto una nuova versione di "Guerriera", un brano popolare riadattato. E poi c'è una sorpresa». Di che si tratta? «Dopo la proiezione del film mi cimento in un concerto acustico con due pianoforti e un sassofono. Ai primi di giugno saremo al Cinema Farnese di Roma e suonare nella tappa romana sarà davvero molto, molto interessante».