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Flannery O'Connor, la signorina che sapeva vedere nel futuro

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 È morta nel 64, ma aveva previsto che i romanzi migliori del nostro presente sarebbero "andati verso la poesia": ed ecco "la strada" di Mc Carthy, o la nostalgia della poesia di Carver, suoi "figli" insieme a rockstar come Bono o Springsteen. Flannery O'Connor sull'arte la pensava come Baudelaire: non ha funzione né deve moralizzare nessuno. Ma deve rispettare le condizioni della vita: il mistero dell'esistenza e la possibilità che la grazia si faccia violentemente presente nella vita di una persona. Sotto qualsiasi forma di metafora. E come Baudelaire pensava che il pensiero veramente moderno non deve negare l'esistenza del diavolo o del peccato originale. Voltaire, scriveva il poeta dei Fleurs, "come tutti i pelandroni non ama il mistero". Scrive storie tremende e affascinanti. Suggeriva per la lettura dei suoi testi di usare lo stesso metodo che si deve usare per Dante, quello che attinge al livello anagogico. Non era una scrittrice per signorine, anche se le sue storie hanno una presa popolare. Non amava la riduzione a dolciastro retorico della fede. All'Università di Santa Croce in Roma un convegno internazionale di alto profilo (Reason, fiction and faith) si è occupato lei, con ottimi discussioni e risultati. Lei intanto si sta occupando di noi. R. Q.

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