Donne dall'Aquila

Tiberiade Matteis Scelto e prodotto come esempio di impegno civile proprio da quel Teatro Stabile d'Abruzzo, diretto da Alessandro Gassman, che sta ora attraversando la tragica vicenda del terremoto, lo spettacolo «Le invisibili. Storie di femminilità violate» è il segnale della forza di volontà di chi crede di poter risvegliare le coscienze con uno strumento incisivo quanto poco supportato dalle istituzioni come la comunicazione scenica. Maddalena Crippa e sette giovani interpreti, come Claudia Gusmano, Sabrina Knaflitz, Carolina Levi, Serena Mattace Raso, Antonia Renzella, Laura Rovetti, Federica Stefanelli, capitanate dalla regista Emanuela Giordano, sono le protagoniste, al Valle fino al 26 aprile, della drammaturgia firmata da Lidia Ravera e liberamente ispirata al libro «Sorridimi ancora», pubblicato da Giulio Perrone Editore, in cui sono raccolte le vere storie di ragazze indiane, pachistane e nepalesi, devastate nel volto da un acido corrosivo gettato loro addosso da fidanzati respinti o mariti scontenti, secondo una pratica aberrante ancora in uso in molti Paesi. L'associazione «Smileagain», insieme con l'Amministrazione Provinciale de L'Aquila, ha incontrato una di queste donne, Fakhra Younas, che ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi subiti e di raccontare pubblicamente la sua esperienza. E' nato così questo progetto epico, emozionante, di inusitata bellezza e candore umano, condiviso da un gruppo di donne che intendono dedicare la loro attività creativa alla salvaguardia di persone che soffrono e non possono esercitare una serena condizione di libertà. Alla vigorosa energia di Maddalena Crippa spetta la responsabilità del ruolo della testimone occidentale che riflette e si pone domande, mentre le altre offrono voce e corpo, freschezza e dignità, a un mondo apparentemente lontano, ma che invece si rivela a noi sorprendentemente vicino. In un luogo isolato, una zattera, un grande letto della solitudine si ambientano testimonianze autentiche, destinate a sembrare incredibili nella loro crudeltà, che possono dimostrare come e più di sempre l'insensatezza del male e la sua assoluta inutilità.