Per la seconda e ultima serata, Nancy Brilli salirà stasera sul palco del teatro Brancaccio di Roma, con Roberto Herlitzka, per lo spettacolo «Il poeta Straniero ovvero Straniero Ugo poeta».
Brilli,come ha affrontato uno spettacolo così complesso? «È stato difficile portare in scena il mondo futurista. Non è certo facile rappresentare i suoi "scrabrang", i numeri o le voci onomatopeiche. Così, abbiamo raccontato quella realtà attraverso gli amori di Ugo Straniero: un artista poco accettato dall'intellighenzia e praticamente sconosciuto, che ha invece appassionato molto Costanzo, durante le sue ricerche giornalistiche sul futurismo». Cosa evoca il personaggio femminile da lei interpretato? «Vesto i panni di quattro donne. Ester, la moglie di Straniero, burina e provinciale, la quale si ritrova accanto un poeta che prima faceva il bibliotecario e non sa come reagire a questo cambiamento. Giuditta, la donna irraggiungibile, la musa che rievoca il Futurismo e ricorda la direttrice del giornale "Futuribile", dove Straniero sperava invano di scrivere. Poi, c'è Annina, donna del popolo che potrebbe partecipare oggi a "Uomini e Donne" o a l'"Isola dei famosi", o comunque uscire da Vallettopoli. All'epoca, era invece una ragazza che tentava la scalata sociale introducendosi nei vari salotti letterari. Infine, Irina, rappresenta l'amore passionale di Straniero: un'affascinante russa platinata degli anni Trenta». Costanzo ha seguito da vicino lo spettacolo anche durante le prove? «Sì, non ha mai seguito in modo tanto appassionato le commedie. Con Maurizio ho un rapporto di grande amicizia e sincerità e se c'era qualcosa da dire lo facevo senza alcun problema. Si dice che sia un uomo permaloso ma con me non lo è stato, forse perché ci comprendiamo. Lo spettacolo è cambiato tantissimo grazie alla collaborazione di tutti e Costanzo è stato molto soddisfatto dei risultati, migliori di quanto sperasse». Cosa pensa del Futurismo? «Al liceo era una parola innominabile perché sinonimo di fascismo. Ma al di là di alcuni principi dei futuristi che non condivido, come il disprezzo verso le donne, l'interventismo, l'amore per la guerra e la violenza, sono affascinata dalla forza del movimento che ha rotto con il passato. Però, tra tutti gli artisti del periodo, apprezzo di più i pittori». Perché in Italia la commedia teatrale strenta ad essere apprezzata come dovrebbe? «È un vecchio complesso tutto italiano: la commedia è considerata un genere minore rispetto al dramma e alla tragedia. Ma non è così e ora le cose stanno cambiando sia al cinema sia in teatro, dove non è facile riportare le gag che magari riescono ad attirare di più in tv. Esistono dei tempi comici ben precisi e il metodo di recitare nella commedia è una tecnica quasi matematica. Ammiro molto gli inglesi che apprezzano e tengono alto il nome delle loro commedie».