Giorgia delle meraviglie
Accade almeno due volte, nel cuore del concerto. Come sempre, Giorgia va in cerca di conferme. Non ha mai accettato fino in fondo l'evidenza di essere il più puro talento vocale del pop italiano, e allora si nutre delle proprie insicurezze. Così, se il pubblico la sostiene, sgrana gli occhi o freme di emozione, con uno stupore quasi preadolescenziale. Quando intona "Strano il mio destino", cinque o sei canzoni dentro lo show, i diecimila del Palalottomatica cantano così intensamente ogni strofa che lei quasi ammutolisce, diventando spettatrice di un piccolo incantesimo. Più tardi c'è da affrontare "Marzo", che da sette anni, da quando Alex Baroni perse la vita in moto, è il suo angusto tunnel di privatissimo dolore. Giorgia attacca il brano sommessamente, quasi nascosta sul fondo della scena, come a farsi proteggere dalla prossimità della band. E pian piano, mentre la sua voce sale, capisci che quella resta una nuda invocazione al cielo, sincera e persino spudorata, quando urla quell'"amami" del sottofinale che per lei - che giura di essere in qualche modo esotericamente in contatto con il compagno scomparso - è la complessa elaborazione del lutto. La musica si ferma, ed è una standing ovation spontanea, interminabile. Due momenti così valevano il prezzo del biglietto, in questa notte romana che fungeva da anteprima dello "Spirito Libero Tour 2009", che stasera approda a Milano prima della ripartenza del 9 maggio da Conegliano. Lo spettacolo, di dichiarata impostazione antologica, è diviso in più sezioni: dopo una partenza (con la battistiana "Nessun dolore") che spinge scopertamente sul pedale funk-jazz, rallenta il passo quando arriva la preghiera sentimentale de "L'eternità", prima di ritrovare velocità (con l'ingresso di performer di break dance sul palco) al momento di "Spirito libero", e via via fino all'interludio unplugged, con Giorgia seduta al proscenio con il chitarrista Claudio Rinalduzzi. Insieme propongono "Bridge over troubled water", perla eterna di Simon & Garfunkel, giocano su "E poi", e illuminano "One" degli U2 dove miss Todrani duetta ad altissime quote con l'altra vocalist Diana Winter. I classici del repertorio ci sono tutti, dalla trasparente "Di sole e d'azzurro" fino alla nuova ballad "Per fare a meno di te", e a chiudere i bis con l'eterea "Poche parole", la struggente "Gocce di memoria" e la travolgente "Girasole". A notte fonda, in camerino, Giorgia riflette «sulla bellezza di essere accettati incondizionatamente dalla gente che ti ascolta. Senti che non devi dare di più di ciò che hai, perché si attiva questo flusso circolare di sensazioni, delle quali dal palco spesso non ci si accorge. L'ho capito dalla platea, la sera in cui cantava qui Laura Pausini». Era, questo, un appuntamento particolare per lei, «perché oggi era il compleanno di mia nonna, morta due anni fa, e il primo concerto senza la sorella di mamma, scomparsa all'inizio di questo 2009. Fu proprio zia Diana che venne a prendermi a scuola, quando avevo 15 anni, e con la scusa di qualche visita medica, mi portò a un provino da Tony Renis». Del resto, sottolinea, «ho cercato anche stavolta di superare questi eventi nerissimi rispettando l'appuntamento con la vita, davanti a un microfono. Questi sono giorni angosciosi, siamo obbligati a convivere con l'angoscia del terremoto. Mi sono chiesto che senso avesse cantare, ma è un modo per tenerci tutti stretti». Poi torna sulla storia del suo desiderio di maternità: «Forse non c'è mai un momento giusto per fare un figlio, e io ho paura dei danni che potrei combinare, come madre, perché non mi sento mai del tutto in equilibrio con me stessa. Magari sono un po' esaurita». Ha sempre bisogno di qualcuno che la rassicuri, Giorgia delle meraviglie: «Se qualcuno dei miei colleghi vuole venire a trovarmi in tour, c'è posto. Si canta e si suona come in un club, tra amici».