Solardi, la voce della solitudine

Èil motto che Giuseppe Solardi ha posto come dedica iniziale al suo unico libro «Colloquio con Amleto» (ed. Spirali) che raccoglie, però, le poesie di «un' intera esistenza». Poeta friulano, nato nel 1936, Solardi (un intellettuale molto vivace, un testimone del Novecento agonico, i cui versi sono stati apprezzati da Montale, Levi, Bassani Bacchelli) è estraneo a tutto ciò che è pre-definito. Per certi aspetti un antico cantore, stravagante, e indipendente da ogni sovrastruttura culturale. La sua è una poesia dura e acerba, «una genuina voce di solitudine». Versi esistenziali, in cui l'impresa del vivere è descritta con onestà anche attraverso un diario di delusioni e il cui motore pulsante è la passione morale. Lo scenario che si delina dai suoi versi incisivi è un mondo ostile, vuoto, allucinato: «Non c'è una moneta, nè una voce, nè un suono, nè un sandalo ancora buono. anche l'ultima goccia d'acqua s'è inaridita; nè un frutto qui reca odore di natura tranne che una mela marcita». Un'immagine post-atomica di sconvolgente modernità.