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Edda Ciano e il comunista

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Unastoria d'amore struggente, impossibile, che nasce e si consuma nelle magiche Eolie, inebriata dal profumo dei gelsomini, bagnata dalle acque blu di quelle isole vulcaniche, rincorsa sulle spiagge nere nei giorni di scirocco «bianco», il vento africano che toglie le forze e induce alla rilassatezza. E come tutte le storie d'amore, capace di superare ogni differenza e ideologia anche se lei è Edda, vedova Ciano, figlia prediletta del Duce, ancora «ostentatamente fascista», costretta al confino a Lipari 5 mesi dopo lo scempio di Piazzale Loreto, e lui è Leonida Bongiorno, ex partigiano della resistenza francese e capo del Pci isolano. Una bruciante passione tenuta segreta per anni, testimoniata da lettere e «pizzini» gelosamente custoditi nell'armadio della «petite mal maison» di contrada Timparozzo, che fu scenario di quel tormentato rapporto. A riannodare i fili di quella relazione intima sepolta dal riserbo è il palermitano Marcello Sorgi, ex direttore del Tg1 e de La Stampa, che da quegli importanti documenti ha tratto il libro «Edda Ciano e il Comunista. L'inconfessabile passione della figlia del Duce» (Rizzoli, pag.145). Sorgi, una pagina sconosciuta del dopoguerra italiano? «A Lipari era nota a tutti, ma nel giugno '46, quando Edda Ciano fu liberata dal confino grazie all'amnistia firmata da Togliatti, un giornalista scrisse che la figlia del duce a Lipari «non aveva disdegnato la compagnia di un aiutante giovane noto esponente di un noto partito politico». Se si fosse indagato...però allora era una storia scomoda sia per chi aveva nostalgia del regime, sia per i comunisti che sognavano la rivoluzione socialista». Edda, condannata al confino per «una condotta ispirata ai metodi e al malcostume del fascismo», addolorata per lo sconquasso familiare, abituata alle corna del fu marito, è una donna bisognosa d'affetto, quasi di un amore tenero... «Ma, diciamo che Edda è una donna moderna, lo è sempre stata ed è lei che corteggia lui all'inizio, quando lo vede sulla piazza del paese e gli manda un biglietto seducente; al primo incontro si fa trovare a casa, nel letto nuda sotto una zanzariera...La mia sensazione è che all'inizio giocano, come fanno le persone consumate da esperienze diverse che pensano di poter avere una storia divertente che non li coinvolgerà e invece poi vivono una passione travolgente». Due persone estremamente diverse? «Li dividevano, da una parte, la disillusione di lei per la sua storia finita in rovina, per gli inganni e i sotterfugi della politica, per le promesse mancate e i tradimenti subiti. E dall'altra il sogno comunista dell'"uomo nuovo" a cui lui invece aveva affidato tutte le sue speranze». Ma lei scriveva «Mio carissimo e unico comunista vi amo assai» «Certo, Edda pensa di convincerlo a vivere con lei, lui le farà fare un documento perché lei è «la sorvegliata speciale numero 1» e nel dopoguerra c'era voglia di vendetta, le regalò mesi bellissimi dopo che era arrivata a Lipari, depressa, smagrita e "gettata in tugurio" come diceva sua madre Rachele, cosa non facilmente sopportabile per una donna che aveva conosciuto i capi del nazismo, Hitler, Churchill» E lui le fa scoprire amore e isola? «La loro è una storia d'amore e di grande bellezza di vita isolana, un po' indigena, impensabile oggi. Passavano le nottate a far l'amore sul terrazzo di casa, lei faceva il bagno in due pezzi...» Parlavamo e scrivevano in inglese e in francese? «Lui, intellettualmente vivace, aveva una fissazione per l'Odissea che recitava in latino e ne inciderà alcuni versi su un muro in ricordo di lei, ed Edda lo aveva soprannominato "Baiardo" come il cavallo del paladino Rinaldo, lei, che si firmava "Ellenica", gli rispondeva con i versi di Byron». Dopo il '46 Edda tornerà a Lipari due volte, ci sarà spazio per la nostalgia e per la gelosia: impossibile un lieto fine? «I tempi non erano maturi per un lieto fine. Lei dovrà pensare ai figli, lui sceglierà una donna "normale", una vita familiare». Edda definiva Leonida «adorabile allievo di sieur Palmiro»: ma il Pci fece pressioni su Bongiorno? «No, il partito non intervenne, ma Leonida si era dato un alibi per il suo problema di coscienza: diceva che lei era una rondine ferita ed aveva bisogno di aiuto. La sua quindi è un'azione umanitaria, tipica del comunista del tempo».

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