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Benigni porta Dante al Theater Royal di Londra Un trionfo tra satira, poesia e Divina Commedia

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L'attoree regista toscano ha stregato gli spettatori con il suo racconto e la spiegazione del V canto dell'Inferno della Divina commedia, tutto nel suo inglese personalissimo e a tratti strampalato, ma ricco di vocaboli aulici (ancorchè pronunciati in maniera benignana), capace di veicolare con forza poesia, energia e l'entusiasmo commosso per la lettura conclusiva del Sommo Poeta. «Sto parlando in inglese, nel caso non ve ne siate accorti», ha scherzato tra gli applausi il comico. Nell'augusto Theatre Royal di Drury Lane, il più antico di Londra, in funzione ininterrottamente dal '600, Benigni ha iniziato la serata, come di consueto, con la parte satirica: obiettivo preferito, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e, in particolare, la sua ormai celebre scenetta con la regina Elisabetta durante la foto al G20. «Poteva fare come feci io con Raffaella Carrà - ha detto Benigni tra le risate generali -. E con Obama poteva fare come feci con Pippo Baudo, toccandolo là». Ma se l'è presa anche con i governi del centro sinistra: «Non facevo in tempo a scrivere le battute, che loro erano già caduti». Quindi ha volato alto, in termini poetici, sull'arte, l'amore, la vita, Dio, il corpo e l'anima. Poi l'elogio del genio innovatore di Dante, il racconto con Semiramide, Didone, Paolo e Francesca del sublime V canto, poi l'intensa lettura (in italiano, «perchè Dante non si può tradurre»).

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