Arbore: "Vi racconto come la focaccia pugliese fece fallire Mc Donald's"
Una storia che ha del leggendario e rievoca quella di Davide contro Golia, ma stavolta il primo è armato di una semplice e genuina focaccia pugliese, mentre il secondo sfoggia un'invincibile corazza di hamburger ame. Il glocal batte il global in un episodio unico e realmente accaduto ad Altamura, poi riportata dalla stampa internazionale. Nel docu-fiction «Focaccia Blues», il regista pugliese Nico Cirasola racconta la vera storia, di qualche anno fa, quando il colosso americano McDonald's sbarcò nel piccolo centro murgiano per aprire il mega fast food. Ignorando però un locale con una sola vetrina dove venne aperta una panetteria, con l'insegna minimalista per la vendita della tipica focaccia pugliese. Lentamente, ma inesorabilmente, in pochi mesi la concorrenza leale del panettiere Luca Digesù costrinse il colosso americano a chiudere i battenti. Il film, prodotto da Alessandro Contessa e dal 17 aprile distribuito nelle sale da Bunkerlab, è interpretato - tra gli altri - da Renzo Arbore, Lino Banfi, Michele Placido e Nichi Vendola. Arbore, cosa l'ha convinta a partecipare a questo film? «Nico è un regista spericolato che da due anni covava questo progetto. Io sono assolutamente dipendente dai cibi pugliesi e ho i miei pusher che puntualmente mi fanno recapitare i cibi migliori. Per noi pugliesi la cucina è un fatto culturale di cui si parla sempre, persino dopo aver finito di mangiare o dopo aver iniziato a conversare sulle più alte problematiche del pianeta. Magari si disquisisce per ore sul modo di spremere i pomodorini, col mignolo o con il pollice. Oppure, ci si perde nei sapori delle specialità pugliesi, tra il fungo cardoncello e il lampascione. Poi mi sono ritrovato sul set con amici, come Banfi, con il quale abbiamo scherzosamente riacceso la diatriba tra foggiani e baresi». Lei è contrario ai fast food? «No. Anzi, quando viaggio in Oriente, per non ritrovarmi con gli occhi a mandorla, spesso vado a mangiare proprio nei McDonald's». Cosa ha di speciale la focaccia pugliese? «Intanto, è buona e diversa dalla pizza, alla quale prima o poi un Berlusconi locale farà un monumento. Si dice che ai baresi la ricetta della focaccia fu insegnata dagli Aztechi, 4 secoli prima che Colombo scoprisse le Americhe. Focaccia in azteco significa pace». «Focaccia Blues» esprime anche una filosofia di vita? «Sì, è la riprova che non saremo divorati dal cibo di cellophane, perchè possiamo scegliere tra prodotti globalizzati e glocalizzati. Per questo, uno degli ispiratori del film, Onofrio Pepe, vuole arrivare alla Casa Bianca: pare che dall'amministrazione Obama siano stati chiesti dei semi pugliesi per l'orto di Michelle». Lei sta per concludere il suo tour con l'Orchestra Italiana: continuerà a dedicarsi solo alla musica o pensa ad un suo ritorno in tv? «Mi piacerebbe che l'Italia, Paese del gusto e della fantasia, fosse in grado di mostrare le sue qualità anche attraverso la tv, che oggi è fatta in serie, dominata da format e reality. Sky è una valida alternativa, ma con una tv generalista vivace come la nostra ha ancora difficoltà, però Fiorello ha aperto la strada. Covo sempre qualche nuovo programma, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo la televisione». Ha amici o parenti in Abruzzo, regione ieri sconquassata dal sisma? «No, ma la tragedia è forte. Però ho visto che noi italiani in questi momenti siamo sempre pronti a tirare fuori la nostra grande solidarietà».