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La commedia francese tra dramma e ironia

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Benoît Delépine e Gustave Kervern sono due registi francesi, anche attori, produttori e autori TV, che si incontrano abitualmente solo ai festival perché il loro cinema fra il surreale e l'anarchico trova qualche difficoltà ad aprirsi spazi nelle sale. Oggi invece eccoli qui, con il loro terzo film, dopo «Aaltra» nel 2004 e «Avida» nel 2006, proporsi nei circuiti normali agli spettatori di tutti i giorni con esiti probabilmente interessanti. Si comincia in Picardia, in una fabbrica che le operaie temono di dover lasciare date le molte voci negative in circolazione. Il proprietario le rassicura, anzi fa loro dei regali, presto però, tornando al lavoro, si accorgono con raccapriccio che la fabbrica non c'è più, smontata addirittura da cima a fondo. Dopo quarant'anni che le si sono quotidianamente dedicate apprendono, inorridite, che, come risarcimento, riceveranno ciascuna, in tutto e per tutto, 2000 euro, senza poter più rivolgersi ai sindacati perché ormai il tutto è vuoto. Ma il padrone, riparato all'estero, c'è ancora così quelle operaie, capitanate da una compagna intraprendente, Louise, decidono all'unanimità di assoldare un sicario perché lo uccida. Da qui una serie di eventi che vedono il sicario, tale Michel, incapace persino di sparare a un cane, fare del suo meglio, tallonato da Louise sempre più fosca, per portare a termine il suo incarico. Fallendo sempre, sia quando, in Belgio dove sono finiti inseguendo il proprietario, pensano di trasformare in kamikaze dei malati terminali, però sbagliando l'uomo, sia quando approdano nell'isola di Jersey, noto paradiso fiscale, dove l'uomo c'è, con famiglia e domestici, ma dove solo Louise sarà capace di compiere la vendetta... Tutto, per usare un termine di moda, «politicamente scorretto», con quei malati richiesti di sparare, con quelle vittime designate che non sono mai quelle giuste, con il rapporto fra i due candidati assassini piegato, fino all'ultimo, ai risvolti più curiosi. Indicati anche dai loro nomi che, enunciati senza stacchi, Louise Michel, intendono citare polemicamente un'anarchica parigina fiera combattente, ai tempi della Comune, per i diritti dei lavoratori. Mentre al realismo si accoppia il surreale e il dramma lo costeggia un umorismo a freddo, nerissimo, senza nessuna contraddizione, comunque, né narrativa né stilistica. I due protagonisti, piuttosto noti in Francia, riescono sempre ad esserne all'altezza, Yolande Moreau, una Louise tutta cipigli duri e ferme decisioni,Bouli Lanners, come Michel, uno dei sicari più balordi mai proposti da uno schermo. Una coppia secondo tutte le varianti del grottesco.

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