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Come raccontare la galera in «Tutta colpa di Giuda»

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Lagalera è una discarica sociale, quando escono è anche peggio di prima». Parola di Davide Ferrario, che porta in sala dal 10 aprile in settanta copie con Warner Bros il musical carcerario «Tutta colpa di Giuda», che mette insieme originalità, sensibilità artistica e un cast perfetto: detenuti veri e attori professionisti, bravi Kasia Smutniak, Fabio Troiano e Gianluca Gobbi. Alle spalle, un'esperienza durata quasi dieci anni: dal 2000 Ferrario fa il volontario, dividendosi tra Milano e Torino, la sua città. Ha incominciato con un corso di montaggio a San Vittore, poi si è appassionato e un giorno gli è venuta un'idea: «La messa in scena della Passione in carcere, con la premessa plausibile che nessuno voglia fare la parte di Giuda». «Creare prototipi è fondamentale, io ho sempre cercato di fare così - spiega il regista - su "Dopo mezzanotte", non avrebbe scommesso nessuno, neanche i distributori, poi ha fatto il giro del mondo: per attirare la gente in sala bisogna andare contro le certezze del sistema, senza fare rivoluzioni». Per il testo della «Passione», Ferrario ha fatto come nel film la protagonista Kasia Smutniak: «Ho comprato i Vangeli, li ho letti un paio di volte, e ho scoperto che il Gesù raccontato è piuttosto diverso da quello tramandato. Per me è stata una grande sorpresa: dal testo non traspare un messaggio positivo ma di grande sofferenza, almeno in questa vita».

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