GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA, di Pupi Avati, con Diego Abatantuono, Laura Chiatti, Luigi Lo Cascio, Neri Marcoré, Gianni Cavina, Katia Ricciarelli, Italia, 2009. Dopo il dramma, la commedia corale.
Quisi nasconde sotto le vesti di un ragazzotto con mamma e nonno che aspira ardentemente a far parte di quel gruppo con le sue regole, i suoi svaghi, le sue assenze in mezzo a loro di donne anche se queste, oltre al biliardo, sono il sogno e la meta cui tutti tendono, chi con modi esagitati da erotomane, chi invece con timidezze ed impacci. Lui, il ragazzotto, non solo ne è la voce narrante ma, con sottile trovata poetica, lascia che, al suo fianco e in mezzo a loro, qualcuno li riprenda con degli apparecchi che, alla fine, li fotograferanno tutti in gruppo, anche se lui rimarrà di fronte a loro a guardarli distante. Per poter dopo (e cioè adesso) raccontarli. Un ritratto vivace, ma fine di un'epoca (i primi festival di Sanremo, i primi televisori), una galleria di personaggi rievocati in equilibrio sapiente fra l'ironia e l'affetto. Sia che si tratti di un ladruncolo così affamato di sesso da acquistare degli occhiali con cui le donne si vedono spogliate (Luigi Lo Cascio), o di un aspirante cantante (Fabio De Luigi) destinatario, per uno scherzo, di una falsa lettera che lo inserisce nella competizione di Sanremo, o, su un versante più bonario, di un pavido giovanottino (Neri Marcoré) liberato, con uno stratagemma bene organizzato, da un matrimonio non ambito del tutto, o - e allora con spazi più ampi - di un campione di biliardo un po' misterioso (Diego Abatantuono) che finisce per diventare il punto di riferimento di tutti gli altri, narratore compreso (Pierpaolo Zizzi) al quale la morte improvvisa del nonno (Gianni Cavina) indurrà la madre (Katia Ricciarelli) a mandare a monte una festa di compleanno predisposta per il primo incontro sentimentale. Avati, con il suo tocco leggero, si muove felicemente fra questi personaggi interpretati tutti in modo esemplare, fotografati sempre con sapori quotidiani dal suo fido Pasquale Raciti e amabilmente commentati dalle musiche scritte per lui da Lucio Dalla. Divertendo ma anche un po' commuovendo perché, pur con toni sommessi, lascia intuire in mezzo anche sottili echi nostalgici. Regalandoci, ancora una volta, un film da guardare con grata simpatia. All'insegna di un cinema, ad ogni occasione, sempre più vitale.