Il giovane Joaquin Phoenix dilaniato da Dostoevskij come Marcello Mastroianni
Tantoche si comincia con un tentato suicidio. Lo compie, salvato per caso, il giovane Leonard, piantato da un'amatissima fidanzata che aveva scoperto in entrambi una incompatibilità genetica mortalmente rischiosa per la futura prole. Tornato in famiglia, nel quartiere russo-ebraico dov'è nato, la Little Odessa, viene convinto dal padre, che ha una piccola impresa, a frequentare Sandra, la figlia di un correligionario gestore a sua volta di un'impresa analoga. Lei si innamora presto di lui, abbastanza ricambiata, ma ecco che, proprio dirimpetto a Leonard, viene ad abitare una bella ragazza bionda, Michelle, che in poco tempo lo affascina, però senza ricambiarlo perché ha una relazione con un uomo sposato cui fino a quel momento, non è riuscita a far lasciare la moglie. Leonard, diviso fra Sandra e Michelle, non tarda ad optare per la seconda, arrivando fino a convincerla a fuggire con lui. Al momento buono, però, l'altra resterà legata all'amante e la conclusione ultima, per Leonard, solo in apparenza potrà definirsi a lieto fine. Lo oscurerà infatti una rassegnazione mesta. Si è scritta questa storia, poi realizzandola, un regista americano, James Gray, noto finora, e anche apprezzato, per alcuni polizieschi ambientati quasi sempre in quel quartiere di Little Odessa che difatti era anche il titolo alla sua opera prima. Dato il clima russo, per sua stessa dichiarazione, l'argomento in parte lo ha ripreso da «Le notti bianche» di Dostoevskij, con l'uomo follemente e inutilmente innamorato, ma poi, con l'altra donna, i rapporti con le famiglie attorno, le tante situazioni che si intrecciano proponendo di volta in volta temi diversi, ha creato un vicenda complessa, analizzata in ogni dettaglio molto da vicino, specialmente dal punto di vista psicologico. Il carattere del protagonista, così, con le sue disperazioni, le sue illusioni, i tormenti contradditori che lo devastano acquista via via delle precise e molto attente proporzioni; fino a diventare il vero motore di un'azione che poi, in realtà, finirà per sopraffarlo. In cifre di emozioni delicate. Le esprime con le tensioni giuste Joaquin Phoenix, per la terza volta in un film di Gray. Mi ha ricordato un po' Marcello Mastroianni in quel film che Visconti aveva tratto appunto da «Le notti bianche». Sempre in equilibrio fra la passione e l'ardimento, tristemente poi fatti sfociare nella rinuncia rassegnata. Gli dà finemente la replica Gwyneth Paltrow, dilaniata da sempre con misura, da esitazioni solo all'ultimo risolte.