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Claudia Gerini: «Il mio Alighieri spontaneo con brio»

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.La platea, il testo. Tutto inusuale per me. Ma non voglio frenare l'ispirazione con prove su prove. Diciamo che affronterò Dante a modo mio. Con brio». Claudia Gerini usa l'arma che le è più congeniale per l'incontro con il sommo Alighieri, l'intuito, la sensibilità di attrice. Oggi pomeriggio nella Sala Zuccari di Palazzo Madama legge il XIX capitolo della Vita Nova e il XXX Canto del Purgatorio. Quando Dante incontra Beatrice. Signora Gerini, sta ristudiando La Divina Commedia? «Ebbene sì. Qualche ora prima di varcare la soglia del Senato, andrò a scuola. Con un professore, un dantista, approfondirò il testo. Amo ascoltare da chi sa». Come la mettiamo con i suoi predecessori, i fini dicitori dell'Alighieri? «Mamma mia, ho alle spalle Gassman, Albertazzi, Benigni...Diciamo che affronterò la prova con molta umiltà. Ricordando una cosa. Dante ha scritto in volgare per avvicinarsi alla gente. Allora lo interpreterò a modo mio. Il suo endecasillabo è più facile da leggere che da ascoltare. Cercherò l'immediatezza. Tenterò di entrare in sintonia con il pubblico, credo che paghi più di prove su prove». Lei è mamma di una bimba, e presto nascerà un altro bambino. Crede che faccia bene ai ragazzi imparare versi a memoria? «Credo che bisogna capire un autore, amarlo. E che ci sia bisogno di insegnanti che appassionino alla poesia, alla narrativa. Allora ai bambini, ai ragazzi, verrà spontaneo imparare a memoria». Quali sono i versi imparati sui banchi che si porta dentro? «La donzelletta vien dalla campagna...E poi, dopo il Sabato del Villaggio, la Spigolatrice di Sapri...Eran trecento, eran giovani e forti».

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