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Castrogiovanni: "Storie di boss e di mafia moderna"

L'attore Claudio Castrogiovanni

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{{IMG_SX}}"Squadra Antimafia - Palermo oggi” è una fiction che nasce con riferimento ad un fatto di cronaca, l'operazione “Old Bridge”, e si chiude con un epilogo romanzato. Secondo lei una serie televisiva può raccontare in anticipo la realtà? Sicuramente ci si può provare anzi è auspicabile che lo faccia soprattutto se può riuscire a lanciare dei messaggi positivi e utile al pubblico. Alcune fiction che si basano su fatti reali vengono realizzate attraverso uno studio accurato: atti processuali, inchieste giornalistiche e il pubblico ama trovare i suoi riscontri o i suoi ricordi o semplicemente ama farsi un'opinione. Altre invece sono frutto della fantasia e spesso, inconsapevolmente, è la fantasia stessa che supera la realtà. Ha interpretato un ruolo di fantasia, Giacomo Trapani in “Squadra Antimafia”, e un personaggio realmente esistito ovvero Luciano Liggio nel Capo dei Capi. E' più impegnativo ripercorrere o creare? Lavorare su un personaggio reale è sicuramente cosa affascinante, ma si rischia di avere delle limitazioni, principio che di solito un attore tende a evitare. Creare da spazio all'immaginazione. Anche se il ruolo è scritto ad arte ed è di fantasia... le vie di interpretazione sono quasi infinite e dal nulla si da vita a qualcosa di nuovo. E' come avere davanti un foglio bianco e una scatola di colori... Questa è la seconda serie televisiva che portate a termine con lo stesso cast, è solo una necessità di produzione o squadra vincente non si cambia? In realtà ci sono degli elementi nuovi rispetto al Capo dei Capi come Giulia Michelini (che interpreta Rosy Abate, una giovane rampolla di una famiglia mafiosa) con la quale ho lavorato benissimo. In realtà credo che la scelta di richiamare molti degli attori della serie precedente sia dato da un fattore di qualità. Si, si può dire che la squadra è vincente. Dicono che “Squadra antimafia - Palermo oggi” potrebbe essere considerato l'equivalente, aggiornato, di “La Piovra”. E' d'accordo? Sicuramente ci sono delle affinità. Sono entrambe fiction di genere, La Piovra è stata la capostipite soprattuto nell'affrontare i legami tra la mafia siciliana locale e quella internazionale. In Palermo oggi l'obiettivo del regista è stato quello di raccontare una mafia moderna che cerca di riconquistare terreno dopo gli arresti di Riina e Provenzano. Lei è stato anche Capitan Uncino nel musical di Peter Pan, dal teatro è passato alla televisione. E il cinema? E' nei suoi progetti? Assolutamente si, il cinema è un'altra cifra linguistica rispetto al linguaggio della televisione che mi piacerebbe assaporare meglio. E' un altro modo di comunicare, permette di lasciare delle zone di chiaro – scuro cosa che la televisione non fa o tutto bianco o tutto nero. Ha dato vita a Capitan Uncino e a due boss spietati. Un percorso poliedrico, ma qual è il personaggio che sogna d'interpretare? Mi hanno sempre affidato il ruolo da cattivo. In realtà mi piacerebbe raccontare una storia di vita normale quasi ordinaria con le sue gioie e i suoi dolori, con quelle sfumature impercettibili che cambiano la vita e ti fanno sorridere. Vorrei interpretare un ruolo positivo, ottimistico soprattuto in un periodo come questo dove si ha bisogno di guardare al futuro con un po' più di fiducia e speranza.  

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