Da Stazzema a via Rasella non si fa storia senza "revisionarsi"
Non si dovrebbe mai aver paura di capire il nostro passato e per farlo bisogna innanzitutto conoscerlo, nelle sue reali dinamiche e nelle matrici. Eppure le polemiche recentemente riportate da «Avvenire», sull'attentato di via Rasella e le sue conseguenze, evidenziano quanto sia ancora arduo affrontare il passato e stemperare l'epica della memoria, nella storia dei fatti. Sul delicato argomento, si prenda ad esempio l'ultimo lavoro di Paolo Pezzino, «Sant'Anna di Stazzema-cronaca di una strage» (Il Mulino). Lo storico interviene nel dibattito suscitato dalla (discutibile) pellicola di Spike Lee, osservando che l'indagine storica, come qualsiasi ricerca del sapere, progredisce sempre rimettendosi in discussione, senza ovviamente negare dati acquisiti (e quindi senza scivolare in un pretestuoso revisionismo), ma accogliendo nuove fonti ed acquisizioni. Del resto nel giudizio storico è sempre lecito un rinnovato approfondimento critico e conoscitivo, reso possibile dalla fruibilità di fonti prima inaccessibili. Pare saggio dunque, tentare sempre di contestualizzare compiutamente le vicende storiche, che spesso sono più complesse di quanto frettolosamente stigmatizzato, per coglierne quindi la preziosa ricchezza di sfumature e chiaroscuri.