Lefebvriani ed ebraismo La Chiesa in cerca di dialogo
Unlibro per capire. Conoscere i risvolti di una vicenda ancora aperta e a molti difficile da comprendere. I vaticanisti Aldo Maria Valli e Rodolfo Lorenzoni, autori del libro fresco di stampa «La tradizione tradita. La Chiesa, gli ebrei e il negazionismo», Edizioni Paoline, hanno realizzato un istant-book per capire, oltre la bagarre mediatica, le ragioni della scelta di Benedetto XVI, di revocare la scomunica ai seguaci di monsignor Lefebvre e della successiva crisi tra Santa Sede e mondo ebraico. Un saggio ricco di fatti, quelli veri e non interpretati, che ricostruisce gli avvenimenti e il loro svilupparsi nel tempo fino ad oggi. Con una data d'inizio che è quella del 30 giugno 1988 quando quattro vescovi, Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso del Gallareta, consacrati dall'Arcivescovo Lefebvre, senza mandato pontificio, sono incorsi nella scomunica latae sententiae, cioè automatica, dichiarata formalmente dalla Congregazione per i vescovi il 1° luglio 1988. Da quel giorno, da quell'episodio si arriva fino al 21 gennaio 2009 quando arriva la remissione della scomunica. Il clima di fermenti e proteste che ne deriva stimola Valli e Lorenzoni a cercare di fornire uno strumento per capire avvenimenti complessi dove le sfumature teologiche si intrecciano con antiche incomprensioni. Una situazione talmente complessa che sarà lo stesso Benedetto XVI a scrivere il 12 marzo una lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica. In questa fase ecco le affermazioni di monsignor Williamson che ha negato l'esistenza della Shoah. Parole che fanno fare passi indietro al dialogo con gli ebrei. Dialogo auspicato già nel Concilio Vaticano II con «Nostra Aetate» e ampiamente sviluppato nel concreto da Giovanni Paolo II. Il libro offre elementi per una riflessione pacata e una ricostruzione il più obiettiva possibile dei fatti. «Il libro - dichiarano Valli e Lorenzoni - ripercorre l'intera vicenda della revoca della scomunica e ne prende spunto, sia per illustrare l'impegno della Chiesa, e dello stesso Joseph Ratzinger, nel sanare le ferite del passato nei confronti dell'ebraismo, sia per una riflessione sull'idea di tradizione». In particolare il libro mostra come il Concilio Vaticano II, tanto avversato da monsignor Lefebvre e dai suoi seguaci, non abbia mai rinnegato la tradizione, ma sia stato un momento decisivo di riflessione sul modo in cui rendere partecipe l'uomo moderno dei tesori custoditi nel depositum fidei. Non è stato, come ha spiegato il Papa, un riconoscimento dei tradizionalisti né tanto meno un colpo di spugna sul lavoro svolto dalla Chiesa nell'ultimo mezzo secolo nel dialogo con gli ebrei. «Si è trattato di un gesto di misericordia verso le persone, ispirato a quell'obiettivo dell'unità che il Papa, in quanto pastore, non può mai dimenticare», spiegano Valli e Lorenzoni. Il libro ripercorre così la vicenda dei lefebvriani e anche il rapporto con io fratelli maggiori. Significative le riflessioni del rabbino Elio Toaf nei giorni dell'incontro con Papa Wojtyla il 13 aprile 1986 e l'atto di costrizione di Giovanni Paolo II al Muro del Pianto nel 2000. Segni che hanno trovato nuovo testimone Benedetto XVI. Il libro, con saggezza, riporta le critiche e i dubbi di diversi rabbini: da Riccardo Di Segni a Elia Richetti. Ma Benedetto XVI , papa teologo, continua nel suo cammino dando nuova linfa al dialogo con gli ebrei.