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Basta mondanità e vincitori annunciati

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Distinguerei premi con budget milionari e finanza allegra da quelli poveri che però agglomerano interesse per i libri dove langue». Walter Pedullà ha insegnato letteratura italiana per 50 anni alla «Sapienza» di Roma ed è stato nelle giurie di Campiello, Viareggio, Scanno, Mondello, Strega, che lo vede attualmente tra la schiera dei 500 Amici della Domenica, i grandi elettori inseguiti dalle case editrici in cerca di voti. Professor Pedulla, si è stufato dei premi letterari? «Stufato non è la parola giusta. Ma distinguo sempre di più. Dello Strega, per esempio, mi piace l'opportunità che mi dà di incontrare scrittori, intellettuali, editori. Ma altri premi apprezzo di più». Quali? «Quelli piccoli. Costano non più di 10 mila euro. Ai giurati non danno gettoni di presenza, ai premiati un gruzzoletto di 1500 euro, e talvolta meno». Dove si fanno? «Molti al Sud. Il Siderno e il Palmi in Calabria. A Roma, l'Orient Express ha insignito grandi poeti. Poi c'è il Penna, in Toscana, il Penne in Abruzzo». Come funzionano? «Privilegiano, invece dei galà, le letture degli autori, i dibattiti. Un paese intero, per uno o due giorni, si riunisce attorno a un tema culturale. Piccole comunità si animano per la presenza di un grande autore. La promozione suscita reazioni. Che fanno bene alla letteratura». Insomma, invitano a leggere. «Sì. Prenda il Premio Bari. Di ciascuno dei cinque finalisti il Comune compra 500 copie, date in lettura agli studenti. Che devono giudicare». Lo Strega è sotto accusa. Circola già il nome del vincitore, Daniele Del Giudice. «Penso che non vincerà. Ma il polverone sollevato, unito al caso-Grinzane, dà una spallata al sistema. Occorre saggezza. I premi servono, basta saperli gestire».

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